Facile e per certi aspetti necessario – come sottolineato dalla vicedirettrice di Legambiente, Serena Carpentieri – tenere alto l’allarme e far crescere la sensibilità pubblica rispetto al problema della plastica in mare, molto meno facile trovare soluzioni per limitare drasticamente l’uso di oggetti non smaltibili e ancora più complesso progettare sistemi davvero funzionanti per liberare oceani, ma anche mari eco-sensibili come il Mediterraneo. Federagenti, tra le prime associazioni professionali a lanciare l’emergenza plastiche in mare proprio dal Forum del lusso possibile di Porto Cervo, ha proposto oggi tre esperienze di frontiera per affrontare in concreto un problema che ha condivisioni ma non soluzioni comuni.
Guido Bertolaso, già responsabile della Protezione Civile, non solo ha presentato una Onlus internazionale, “A sea to live”, ma anche una sommatoria di progetti virtuosi per eliminare una quota crescente di plastica. Da meccanismi rotanti da sistemare lungo il corso dei fiumi, responsabili delle maggiori quantità di versamenti di plastica in mare, a navi sperimentali (ipotizzato anche un rapporto di collaborazione con il Gruppo Onorato) sino a un sistema da applicare alle carene di una quota percentuale significativa delle navi (oltre 500.000) che operano sulle rotte commerciali del mondo.
Ma, come detto, per le plastiche esiste anche un problema di sostituzione e quindi di disponibilità di prodotti biodegradabili ad hoc “che sono commercializzati – ha spiegato Gian Luca Greco di Natur World – da un ristretto gruppo di multinazionali che non sono oggi disponibili a garantire un’effettiva sostituzione della plastica nelle crescenti quantità richieste da una domanda destinata a esplodere”. E’ stato inoltre presentato un progetto innovativo di bicchieri dotati di un chip in grado di assicurare una massiccia sostituzione dei bicchieri di plastica monouso nel corso di grandi eventi. Progetto questo lanciato da una startup genovese.
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