Adesso lo stato di agitazione dei lavoratori dell’industria è ufficiale. Sale, in particolare nel Sulcis, la preoccupazione per lo stop alle centrali a carbone dal 2025, come da decreto ministeriale, soprattutto per la mancanza di alternative valide. Oggi nella sala del consorzio industriale di Portovesme hanno fatto il punto i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca. Martedì 4 giugno alle 11 a Villa Devoto incontreranno il presidente della Regione, Christian Solinas, per la prima volta da quando si è insediato.
Discuteranno di tante cose ma, inevitabilmente, gran parte del vertice sarà incentrato su Phase Out Carbone 2025. Le sigle considerano apprezzabile la proposta lanciata dall’assessora all’Industria Anita Pili di differire lo spegnimento al 2030. “Sta nelle cose – ammette Carta – ma spostare un termine non basta, dovrà essere accompagnato da un progetto di riconversione”. Il numero uno di Cisl sa bene che “l’uscita dal carbone è un problema ancora più sentito nel Sulcis perché i progetti di rilancio di filiera sono legati al tema dell’energia”. Quindi, “mentre i lavoratori sono in mobilitazione, noi saremo impegnati assieme alle segreterie territoriali ad aprire un tavolo con la Regione e altri due a livello nazionale ed europeo”.
Anche per Francesca Ticca la soluzione dell’assessora è “tampone, non risolve i problemi perché noi abbiamo bisogno di riconvertire le centrali”. Michele Carrus considera le scelte del governo “una pugnalata alla schiena”. “Tutti siamo per la decarbonizzazione – chiarisce – ma anche per un sistema energetico stabile, in equilibrio sicuro, interconnesso e capace di produrre”. Quello cioè che dovrebbe prendere forma se il processo di metanizzazione arriverà a compimento. L’energia, aggiunge, “è la materia prima per Sider Alloys, Portovesme ed Eurallumina, e dall’attività della centrale a carbone dipendono gli accordi per il loro rilancio”. Quanto all’incontro del 4, “a Solinas diremo di battere un colpo e di non sacrificare gli interessi dei sardi sugli altari politici degli equilibri del governo.
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