E’ una giovane cantina ed è partita da subito con le idee molto chiare: puntare a fare il miglior vino al mondo. Un’impostazione di cultura di impresa che si è dimostrata di successo per Siddúra, azienda vitivinicola di Luogosanto, borgo medievale nel nord est della Sardegna.
La più recente conferma per la cantina gallurese guidata da Massimo Ruggero arriva con il Platino al Decanter di Londra conquistato da Bèru, vermentino docg di Gallura, affinato in botte. E’ un prezioso tassello di una storia costellata di certificazioni di alta qualità: premi e riconoscimenti assegnati da giurie internazionali qualificatissime. E’ il primo Vermentino di Gallura a ottenere questo premio assoluto alla prestigiosa competizione internazionale. Ma già dalla prima vendemmia, nel 2011, la qualità a cui si lavorava è stata accertata, ancora una volta al Decanter, con l’Oro al Vermentino Maìa che, invecchiato di due anni, lo ha riconquistato al Berliner Wein Trophy.
Sono solo alcuni esempi che testimoniano come Siddúra sia sinonimo di alta qualità. “È stato sfatato il luogo comune secondo il quale i vini bianchi in Sardegna si devono bere giovani e non si possono mantenere a lungo in botte”, spiega l’amministratore delegato Ruggero. Una piccola rivoluzione per l’enologia sarda che arriva da una verde vallata protetta dai venti freddi e dove già in passato “ziu Jacu” e altri, facevano nello stesso podere, un rinomato vermentino. E lo stesso clone che da secoli in quella valle ha prodotto un ottimo bianco custodito grazie alla sapienza locale, è rimasto a Siddúra. “Un prezioso patrimonio genetico autoctono non solo non andato perduto, ma valorizzato con la più avanzata tecnologia enologica”, sottolinea Ruggero.
Un ‘diamante grezzo’ che necessita di una sapiente lavorazione: la lungimiranza e il desiderio di vedere espressi al massimo i potenziali di questi gioielli delle vigne di Luogosanto. I vini sardi bianchi affinati in botte possono dunque competere ad armi pari con blasonatissime etichette. Il segreto sta nella combinazione tra alta tecnologia, professionalità, passione, nessuna improvvisazione, nessuna “scommessa da vincere”, ma duro lavoro, raccolta di dati su tutti gli aspetti della produzione, dalla pianta al calice, passando per la botte. “Ma anche consapevolezza e rispetto dei luoghi, della cultura, della storia, delle persone”, aggiunge Ruggero. Su tutto l’eccezionale terroir col suo microclima ventilato e allo stesso tempo protetto dagli imponenti venti del nord. Un microclima monitorato da una stazione meteorologica aziendale all’avanguardia. Innovazione ma anche forte identità e legame con il territorio.
I vini Siddúra parlano di Sardegna, di Gallura, di quella valle circondata da boschi e percorsa da un corso d’acqua fresca. Con i filari che come sfondo hanno le querce spontanee e la macchia mediterranea. “E ne siamo tutti fieri”, conclude Ruggero.
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