Tv, Jesse Williams: “A Grey’s Anatomy solo per caso” Cagliaripad

“Ero un insegnante di inglese. Fui chiamato per fare solo tre puntate di Grey’s Anatomy, era la sesta stagione, ma da allora non me ne sono più andato. Sono passati 11 anni, ma ogni volta che sto sul set ancora mi chiedo con paura: ora mi licenziano”. A parlare così oggi, alla seconda edizione del Filming Italy Sardegna, il festival diretto da Tiziana Rocca, Jesse Williams, guest star insieme a Stefania Spampinato, sua collega di in una delle serie tv più longeve il cui ultimo episodio della stagione 15 andrà in onda lunedì 17 giugno in esclusiva su FoxLife, il canale 114 di Sky. La serie, che proseguirà per le prossime due stagioni e arriverà al 2021, vedrà ancora così il dr. Jackson Avery e, quasi sicuramente anche la Spampinato nei panni della dottoressa italiana, Carina DeLuca.

Williams, che è anche un modello e un attivista in lotta per i diritti degli afroamericani (ha vinto nel 2016 un Bet Humanitarian Award), è stato accolto stamani nella sala dei Cristalli di Forte Village da una platea entusiasta di studenti osannanti. “Non avevo mai guardato Grey’s Anatomy prima di farne parte – confessa -, ma era sicuramente un grande show, il più popolare, e così, mano a mano, mi sono guardato le stagioni precedenti”. Il segreto di questo medical-drama? “Il fatto di essere un po’ anche una famiglia in cui ci si sente accolti e si lavora bene. E questo anche grazie alla grande rappresentanza femminile”. E aggiunge Williams, che è stato anche regista di alcuni episodi della serie: “Qui la gente trova sempre problemi legati all’attualità, quelli delle donne, dei gay, dell’eguaglianza, della migrazione, Grey’s Anatomy è insomma leader in questo atteggiamento”. Fin da giovane, spiega poi l’attore, “ho imparato ad avere il coraggio delle idee, tanto più poi se hai una visibilità, la possibilità di avere un microfono in mano. In questi casi hai ancora più il dovere di portare avanti i tuoi ideali e manifestarli”.

Il potere dei social oggi è fortissimo: “Pensate solo – riflette – a quanto la cultura americana debba a quella di origine africana. Nonostante questo ogni tanto dei neri continuano a morire per le strade d’America. Non si può a questo punto stare in silenzio perché in certi casi il silenzio è assenso”. Infine dalla Spampinato, arrivata molto più tardi alla serie, ma anche lei quasi per caso, la difesa di questo medical-drama e dei temi affrontati: “In più di un episodio si è trattato dell’assicurazione sanitaria negli Usa che fa sì che tu non sia curato se non hai i soldi. Mi è capitato di fare un piccolo intervento negli States e ho pagato ben 80.000 dollari. In Italia – conclude – non avrei pagato nulla, questo la gente lo deve sapere”.

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