Cagliari, all’Ersu shopping e passeggiate durante l’orario di lavoro: 21 dipendenti condannati Casteddu On line

Ventidue lavoratori dell’Ersu di Cagliari sono stati condannati, con sentenza definitiva della Cassazione, per “truffa aggravata e continuata”. C’è chi seguiva corsi di lingua inglese, chi andava a fare la spesa, chi una “semplice” passeggiata e chi in chiesa: tutte attività svolte, secondo le indagini, durante l’orario di lavoro. Un andazzo, quello “fotografato” dalle indagini svolte nel maxi palazzo tra il Corso Vittorio e la via Sassari, che risale al 2009. Dopo le condanne emesse dalla Corte d’appello di Cagliari due anni fa – la 563 del 29 giugno 2017, depositata il ventisette settembre dello stesso anno – arriva la conferma da parte della Cassazione – in questo caso la sentenza risale al 23 ottobre 2018, è la numero 56627, presidente Ugo De Crescienzo e consigliere estensore Andrea Pellegrino -. E c’è di più: il diciannove aprile scorso il sindacato Sadirs, col suo segretario Luciano Melis, invia, dopo le condanne della Cassazione, una lettera via email al dg dell’Ersu, alla procura della Corte dei Conti, alla procura della Repubblica, al ministro per la Pubblica Amministrazione, alla Regione e all’Autorità nazionale Anticorruzione. Oggetto: “Sentenza giudiziaria su dipendenti Ersu di Cagliari-Segnalazione”. In pratica, Melis fa notare “la possibile violazione delle disposizioni nazionali e regionali”,…, “riguardanti gli obblighi relativi all’applicazione dei provvedimenti che la pubblica amministrazione è previsto debba adottare nel caso in cui sussistano delle sentenze penali a carico di pubblici dipendenti”.
LE CONDANNE E I NOMI – Rosanna Arcieri, nata a Santadi nel 1953; Lorenza Bertolini, nata a Udine nel 1960; Maria Teresa Concas, classe 1954 di Nuxis; Carla Farris, 51enne di Sestu; Maria Rita Farris, asseminese nata nel 1964; il cagliaritano Franco Figus, nato nel 1961; Maria Pia Gerina, nata a Cagliari nel 1951; Olivio Melis, nato 67 anni fa a Decimomannu; Pietro Orrù, nato a Gonnostramatza nel 1952; Anna Patteri di Quartu Sant’Elena, classe 1952; Ivana Perra, nata in Belgio nel 1957; Lorena Pilloni, nata nel 1959 a Cagliari; Rossella Pinna, classe 1961, di Cagliari; Alessandro Puddu, nato a Cagliari nel 1962; Francesco Puddu, nato a Jerzu nel 1956; Salvatore Zurru di Gavoi, nato nel 1953; Giada Casti di Cagliari, classe 1972; il cagliaritano sessantaseienne Egidio Loche; Roberto Masala, nato a Cagliari nel 1955; Augusto Ortu, nato a Cagliari nel 1954; Danilo Sarigu, nato a Cagliari nel 1965. Sono loro i nomi che compaiono nella sentenza della Cassazione, che conferma quella di secondo grado nella quale i dipendenti furbetti sono stati condannati alla pena di nove mesi di reclusione e al pagamento di 200 euro di multa ciascuno. In due casi, però, la pena aumenta a un anno di reclusione e al pagamento di trecento euro e, nell’altro, quattro mesi di reclusione e 150 euro di multa, sostituiti con 30mila euro di multa. Tutti sono stati condannati al pagamento “delle spese processuali e della somma di euro duemila ciascuno alla Cassa che ammende, nonché, in solido fra loro, alla rifusione delle spese sostenute nel grado dalla costituita parte civile Ersu che si liquidano in 3510 euro, oltre rimborso spese forfettarie al 15 per cento, cpa e iva”.
Un quadro decisamente particolare, quello emerso dalle sentenze dei giudici: all’Ersu c’erano dipendenti che, anziché lavorare, facevano altro. Tra i vari condannati per non aver timbrato il cartellino, c’è stato anche chi “chiacchierava davanti alla sede dell’Ersu senza strisciare il badge che aveva poco prima marcato al rientro dalla pausa pranzo”, chi si recava “presso locali pubblici, banche, a fare acquisti e a passeggio” dopo essersi allontantato “indebitamente dall’ufficio”, ma anche chi ha frequentato “corsi d’inglese” ma “omettendo la timbratura del cartellino” e chi, sempre omettendo “la timbratura del cartellino segnatempo, inducendo così in errore” l’Ersu “in ordine al regolare espletamento del lavoro”, si recava “in chiesa”. Sono solo alcuni dei casi riportati nella sentenza di secondo grado del 2017, poi confermata dalla Cassazione un anno dopo, che inchioda i furbetti del cartellino dell’Ersu di Cagliari.

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