Una visione felice, intelligente, condivisa. Maturata tra esperienze e professionalità differenti, visioni e intuito, attenzione al territorio e ai residenti. Oltre alla solidità del concetto di servizio, così come deve essere una stagione ferroviaria e l’habitat circostante. È grosso modo questa la cornice entro la quale si sono cimentati i vincitori del concorso nazionale bandito dall’Associazione degli industriali-comparto Ceramica. Tre ingegneri, maturati nell’ateneo del capoluogo, Paolo Fadda, Federico Sollai e Michele Onali, docenti e operanti nel contesto dell’Università di Cagliari, e un architetto, Marco Tradori, proveniente da Firenze. Un connubio vincente. Matite, prospettive e analisi che si sono felicemente incrociate per la qualificazione del piazzale ferroviario e della stazione di Elmas. Gli specialisti guidati dal professor Fadda (progettista incaricato), con Michele Onali (progettista impianti), Marco Tradori (progetto architettonico), e l’ingegner Sollai (project management) hanno colto gli applausi di una platea di addetti ai lavori e gruppi di studio accreditati su scala locale e internazionale. Il progetto del team cagliaritano – che conferma la bontà della fucina della facoltà presieduta da Corrado Zoppi – si è imposto nella sezione opere istituzionali-beni pubblici con oltre 120 progetti al via. La progettazione si è sviluppata dal 2012 al 2014 mentre l’esecuzione si è aperta a seguire e si è conclusa nel 2017. La cerimonia di premiazione si è tenuta alla Stazione marittima-Molo Manfredi a Salerno martedì sorso, 2 luglio.
Funzionalità, efficienza, rapporto dialettico con il territorio. “La nuova configurazione presenta accanto ai locali funzionali al servizio di trasporto spazi, quali piccole attività commerciali e un bar ristorante, che possano trasformare la stazione da semplice luogo di transito per gli utenti-passeggeri in luogo per che favorisca l’aggregazione sociale in un area urbana molto carente di servizi. L’intervento nel suo complesso è mirato a restituire un edificio che possa risultare coerente da un punto di vista percettivo-compositivo ma capace di integrare l’edificio esistente in un rapporto dialettico, non mimetico” spiega Paolo Fadda. “Il percorso progettuale è sintetizzato da due concetti in cui la riduzione dell’edificio esistente a “ready made” è seguita da un processo di sottraction-addiction in cui i nuovi spazi dell’ampliamento si proiettano, integrandosi, nell’edificio esistente” aggiunge Federico Sollai. Per l’architetto Tradori “lo spazio interno risulta fluido, senza soluzioni di continuità dalla piazza ai binari. La permeabilità è amplificata in corrispondenza degli spazi, completamente vetrati, ai lati del corpo in ampliamento. Una soluzione che, oltre a restituire maggiore respiro agli spazi interni, è una citazione del principio insediativo del centro storico di Elmas, in cui la struttura urbana è caratterizzata da percorsi paralleli orientati sull’asse est-ovest”. L’ingegner Onali rimarca un aspetto: “Il doppio affaccio dello spazio interno genera uno spazio mutante, naturale espansione delle attività che si svolgono all’interno dell’edificio in ampliamento, in particolare il bar e il ristorante. Il rivestimento in gres porcellanato con lastre a grande formato è progettato in maniera da ottenere un “effetto pixel” che genera un disegno astratto con sfumature simili a quelle di una roccia sedimentaria, quasi che la stazione fosse costruita con un materiale derivato dai limi e dai sedimenti del vicino stagno di Santa Gilla, solidificatisi in ere geologiche”.
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