Caldo infernale e pochi box studio a disposizione per studiare in condizioni accettabili. Studenti in rivolta nella Casa di via Biasi. “Ci ritroviamo amareggiati nel constatare l’invivibilità della casa, mancanze di servizi che erano inefficienti dall’inizio ma che, col passare del tempo, si sono aggravati, non staremo qui a fare un elenco in quanto siete già a conoscenza di essi”, scrivono in una lettera di protesta all’Ersu i rappresentanti Laura Deidda e Stefano Carcangiu, “vi scriviamo per portarvi le ulteriori giustificate lamentele di noi ragazzi che viviamo durante l’estate all’interno della struttura, il caldo è insopportabile, vi inviterei a passare una giornata intera, compresa una notte per capire il reale disagio. La mancanza di qualsiasi strumento per rinfrescare l’aria e la rottura dell’aria condizionata nella metà dei box studio, ormai da più di tre anni, porta i ragazzi a discutere per accaparrarsi le salette con l’aria funzionante. Delusi e arrabbiati della situazione speriamo che nel prossimo anno accademico agli studenti sia riservato un trattamento migliore. Questo non può essere chiamato diritto allo studio. Il numero di stanze rimaste vacanti durante tutto l’anno dovrebbe farci chiedere perché i ragazzi abbiano preferito fare sforzi economici in più piuttosto che accettare o richiedere un posto nelle strutture. Ci sarebbero forse molte più priorità rispetto al conteggio delle ore di presenza nelle strutture. Le ore d’aria per noi prigionieri di questo diritto allo studio potevano essere forse omesse. Un ultimo inciso lo volevamo dedicare al cambio del contratto della ditta delle pulizie. Il netto miglioramento da voi promesso non è arrivato, anzi, constatiamo con delusione che alcuni spazi comuni condivisi con 20 e più ragazzi non vengono più puliti con detersivi e stracci ma con una sola passata di scopa. Direi che sarebbe auspicabile un giro di controllo, congiunto, per verificare lo stato dello stabile, le temperature e le condizioni reali di vita”.
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