“Alla fine dell’agosto 2017 un imbecille cafone non ebbe di meglio da fare che imbrattare la cinquecentesca Torre spagnola (o Torre di Mezza Spiaggia) sulla spiaggia del Poetto con i suoi deliri pseudoartistici.
In un solo gesto il cafone ha compiuto almeno tre reati: danneggiamento (art. 635 cod. pen.), degrado di beni tutelati con vincolo ambientale/paesaggistico (art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), deturpamento di bene culturale (art. 169 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Non è street art, non si tratta di dar lustro a muri degradati, è vandalismo. Non si tratta di Banksy, si tratta di cafoni e delinquenti.
L’allora Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, giustamente, interessò la Procura della Repubblica per i reati commessi contro “uno dei simboli di Cagliari” e affermò testualmente: “Faremo in modo, con gli altri enti competenti, di riportare la torre al suo stato originario”.
Sono passati quasi due anni e lo sconcio è ancora lì, a deturpare “uno dei simboli di Cagliari”, nonostante più richieste d’intervento, nonostante una formale istanza inviata lo scorso 6 aprile 2019, tuttora senza alcun riscontro.
A Orosei lo scempio sulle rocce di Cala Liberotto è stato ripulito in pochi giorni (aprile 2019), ad Alghero l’analogo vandalismo sulle rocce di Capo Caccia è stato ripulito a tempo di record dopo un paio di giorni (luglio 2019).
A Cagliari silenzio e ignavia.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, quindi, nuovamente chiesto (9 luglio 2019) al Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliarie al Sindaco di Cagliari l’adozione dei necessari provvedimenti per la ripulitura della Torre costiera e la restituzione allo stato originario.
Sarebbe ora di far seguire i fatti alle parole, no?”
Stefano Deliperi per il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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