Le lacrime sta continuando a versarle, Didier Delettre. Impossibile, a cinque giorni dalla scomparsa del “suo” Paolo, pensare ad altro. Didier e Paolo erano sposati: un francese e un italiano che si erano conosciuti, per caso, come nelle più belle storie d’amore, per caso. Era il 1978, e il 66enne sardo era in Francia da due anni. Il colpo di fulmine che scocca durante una cena organizzata da una pianista, e i tantissimi anni felici trascorsi insieme. Sino al matrimonio, celebrato il 16 dicembre 2017 in quella Francia dove i “diritti per tutti”, anche a sposarsi, sono garantiti dallo Stato. Sino alla tragedia, avvenuta mercoledì scorso a Pouliguen: Zedda trovato morto nella sua camera da letto, il presunto assassino rintracciato dalla polizia “grazie” al telefonino del prof di musica sardo – rubato prima di fuggire dalla casa – (si tratterebbe, stando ad alcuni media locali, di un 34enne della Repubblica Dominicana). Lui, Didier Delettre, un anno in più rispetto al suo “amore”, attende di poter fissare la data del funerale: “Sono in corso ancora degli esami e delle verifiche volute dal giudice”. Contattato dal nostro giornale, ha deciso di inviarci qualche riga in ricordo di quello che, da qualche giorno, è diventato il suo “angelo custode”. In coda è presente anche il suo status, pubblicato su Facebook, dove annuncia la scomparsa di Paolo Zedda. Ecco, di seguito, le sue parole.
“Ci siamo incontrati con Paolo Zedda nel 1978, da una mia amica pianista che aveva organizzato una cena con alcuni musicisti. Ho sentito Paolo suonare pezzi di Chopin e Liszt al pianoforte piuttosto bene, e gli ho chiesto dove avesse studiato. Lui mi ha risposto ‘non so leggere la musica’, e sono rimasto senza voce. Mi sono subito innamorato di lui, aveva un carisma ‘flamboyant’. Era colto, con una gentilezza sincera, un gran senso dell’umorismo, e uno splendido sorriso che ti faceva subito sentire bene. Da quel giorno non ci siamo più lasciati. Lui cantava in gruppi di canzone popolare italiana ed aveva cominciato una lezione di canto classico. L’ho aiutato a trovare una strada più giusta per acquisire una tecnica vocale sana. Paolo è stato accettato a seguire la formazione in Francia per diventare professore di canto con Richard Miller, che veniva direttamente dagli Usa. Poi ha avuto il diploma di stato per insegnare il canto nei conservatori francesi. Lui m’ha incoraggiato molto a suonare il pianoforte che suonavo nel mio studio e con i miei allievi in classe di clarinetto. Abbiamo cominciato a costruire un repertorio di duetto pianoforte e canto che spaziava da Monteverdi fino a Paolo Conte passando per Mozart, Schubert, Rossini, Verdi e anche Sinatra, abbiamo cominciato a fare concerti insieme a Parigi e altre città. Paolo mio, tu m’avevi fatto il regalo il più bello: suonare il pianoforte accanto a te. Amavo alla follia accompagnarti al pianoforte, ogni giorno a casa e altre volte ai concerti. Grazie, amore mio, per la tua generosità, e per avere creduto in me. E tu che amavi tanto la figura dell’angelo nelle diverse culture, tu sei il mio angelo custode”.
NELLA FOTO: Paolo Zedda (a sinistra) e Didier Delettre (a destra)
L'articolo Didier piange Paolo Zedda, il prof di Cagliari ucciso in Francia: “Addio, amore mio” proviene da Casteddu On line.