Chiedono più soldi, che possono arrivare solo con lo sblocco dei contratti. Meglio, con il loro rinnovo, “fermo” ormai da tre anni e mezzo. I lavoratori della vigilanza privata, cagliaritani e sardi, scendono in piazza in contemporanea con tutte le altre principali città italiane. Le richieste messe sul piatto sono poche ma chiare: più garanzie, più tutele e, ovviamente, uno stipendio migliore. Lavorano per enti pubblici e istituzioni, e i loro “padroni” sono delle società che hanno vinto delle gare d’appalto indette, proprio, da enti pubblici e istituzioni. Insieme ai tre principali sindacati (Cgil, Cisl e Uil) hanno manifestato sotto la prefettura in piazza Palazzo a Castello. Lanciato anche un doppio appello ai ministri Salvini e Di Maio: “Fate qualcosa, le nostre condizioni lavorative non sono più sostenibili”.
E ci sono ache le storie, le più disparate, di chi lavora da anni in istituti di vigilanza. Come Pierpaolo Sacceddu, 56enne cagliaritano: “Presto servizio al Consiglio regionale in via Roma, la notte spesso mi trovo ad avere a che fare con ubriachi. Il mio stipendio? 1200 euro, non è mica alto”. Roberto Sabiu definisce “una barzelletta” i 1200 euro che gli entrano ogni mese in tasca: “Ho 33 anni e scorto i blindati che trasportano denaro. Quando faccio gli straordinari e non avviso i miei genitori, loro si preoccupano sempre e mi telefonano, temendo che mi sia successo qualcosa di brutto”. Le loro storie si possono leggere nel corso delle prossime ore sul nostro sito www.castedduonline.it .
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