Accomunati, purtroppo, dalla triste esperienza di leggere il decreto di un giudice, vedere entrare nelle proprie case assistenti sociali, talvolta accompagnati da forze dell’ordine, e vedere i propri figli uscire senza valige, tra le lacrime, strappati dalle loro mani, un gruppo di genitori ha deciso di manifestare per chiedere che sia esercitato il proprio diritto di essere madre e di essere padre dei propri figli.
Tuttavia i genitori sardi, nonostante i fatti di Bibbiano, temono che le loro denunce continuino a rimanere taciute. Ma ora, quell’onda di speranza, quella voglia di rivivere la quotidianità del rapporto genitore-figlio, quell’emozione di “vederlo crescere”, dopo aver fatto tappa in varie città d’Italia, è arrivata anche a Cagliari. Pertanto, facendo seguito alla manifestazione della serata di venerdì sera al Bastione, nella quale è stata lanciata la denuncia di affidi che avvengono con troppa leggerezza, questo gruppo spontaneo di genitori si è riunito nella mattinata di lunedì 5 agosto a Cagliari, di fronte all’ingresso del tribunale dei minori alle 9:00 del mattino per il flash mob “Scarpette bianche”.
La denuncia principale è che le diagnosi avvengono ancor prima di un’analisi dei fatti. Non a caso ad essere contestate sono le procedure attraverso le quali i bambini vengono presi in carico dagli assistenti sociali: guidati dai pareri dello psicologo o psichiatra di turno, i giudici si ritrovano a dover prendere delle decisioni che non sempre si basano su fatti realmente accaduti ma che potrebbero potenzialmente avvenire.
Allontanamenti di minori avvengono per liti tra genitori che si separano, avvengono in famiglie che non navigano nell’oro, capitano perché in un momento di difficoltà un genitore si rivolge alla macchina di assistenza sociale per un aiuto economico e si ritrova in un nuovo domicilio, inizialmente col suo bambino, ma poi allontanato perché non ci sta a vedere il proprio figlio nelle mani di un educatore che gli spiega la vita, e allora è sufficiente un diverbio perché il bambino rimanga solo, il genitore torni a casa e, se non si comporta bene gli viene negato perfino di vedere il proprio figlio nel fine settimana.
Che dire infine di quei casi in cui il minore “per essere tenuto buono” viene convinto, dagli stessi “educatori”, psicologi o assistenti sociali, che i suoi genitori sono brutti e cattivi, che non vogliono il suo bene e che starà meglio se non li vede. Quello che vediamo all’opera è il vecchio meccanismo psichiatrico inteso a manipolare, a inculcare schemi di comportamento, a cercare di rendere accettabile perfino il distacco dalla famiglia.
Ebbene i genitori dicono “Basta!”, chiedono giustizia! Alcune associazioni si uniscono immediatamente in solidarietà e per esprimere sensibilità per le sofferenze che questi genitori e soprattutto i bambini stanno vivendo. Tra queste ci sono FLAGE che si occupa nello specifico di minori e genitori vittime di manipolazione psicologica; STOP STALKING; CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani) Onlus avente lo scopo di esporre gli abusi che avvengono in ambito psichiatrico.
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