“Il sottoscritto Giuseppe Canu, Presidente dell’Associazione Sarda Nefropatici Emodializzati e Trapiantati (A.S.N.E.T.) che dal 1975 opera a sostegno e a difesa dei diritti dei dializzati e trapiantati, con la presente espone quanto diversi pazienti residenti nel Comune di Quartu Sant’Elena stanno segnalando alla nostra associazione relativamente ai rapporti amministrativi con il Settore Servizi Sociali – Ufficio Nefropatici. Dal mese di luglio 2015, infatti, facendo riferimento al DPCM 159/2013 (Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente ISEE), a questi pazienti sarebbero stati detratti, dal sussidio dovuto in quanto dializzati e trapiantati, circa 65 euro mensili per un periodo di circa un anno e mezzo e più. Questo perché, il succitato DPCM prevedeva che l’indicatore della situazione reddituale dell’Isee si sarebbe dovuto comporre dalla somma della pensione da lavoro e quella da invalido civile. Per detti pazienti, ciò avrebbe fatto scattare una aliquota superiore che avrebbe determinato proprio la citata detrazione dal sussidio. Trascorso circa un anno e mezzo, il dovuto è stato ripristinato interamente come previsto dalle leggi di settore (LR 11/85 e modificazioni con la LR 43/93). Nel frattempo, avverso il DPCM 159/2013 vennero presentati tre ricorsi al TAR che produssero tre sentenze (TAR Lazio, Sezione I, n. 2454/2015, 2458/2015 e 2459/2015) che di fatto hanno modificato parzialmente l’impianto di calcolo dell’Indicatore della Situazione Reddituale. Fra queste modifiche apportate, vi è l’esclusione dal computo dell’Indicatore della Situazione Reddituale dei “trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche” (art. 4, comma 2 lettera f). Ciò significa che tutte le pensioni, assegni, indennità per minorazioni civili, assegni sociali, indennità per invalidità sul lavoro, assegni di cura, contributi vita indipendente ecc., devono essere scorporati dall’Indicatore della Situazione Reddituale e non possono essere computati per calcolare una eventuale riduzione nell’erogazione del sussidio previsto dalle summenzionate leggi regionali n. 11/85 modificata dalla LR 43/93. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero dell’Economia e Finanze, per ogni sentenza emessa dal Tar del Lazio, inoltrarono ricorso presso il Consiglio di Stato. La quarta sezione del Consiglio di Stato, il data 29 febbraio 2016 ha reso pubbliche tre sentenze relative ai tre ricorsi inoltrati; (Sentenza 838 del 3 dicembre 2015 depositata il 29.02.2016 TAR Lazio – Roma, sez. I, n. 2458/2015; Sentenza 841 del 3 dicembre 2015 depositata il 29.02.2016 TAR Lazio – Roma, sez. I, n. 2454/2015; Sentenza 842 del 3 dicembre 2015 depositata il 29.02.2016 TAR Lazio – Roma, sez. I, n. 2459/2015), confermando quanto deciso dal TAR del Lazio sostenendo che “gli indennizzi percepiti dai disabili non possono essere considerati una fonte di reddito. I trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni sono quindi un sostegno al disabile e non una «remunerazione del suo stato di invalidità, oltremodo irragionevole oltre che in contrasto con l’art. 3 della Costituzione», e tutto quanto viene indicato nella sentenza”. Stante la situazione contingente, quindi, i suddetti pazienti ritengono di avere diritto al recupero delle somme detratte, in considerazione del fatto che il DCPM 159/2013 è stato superato, o meglio cancellato sia dalle sentenze del TAR del Lazio, sia da quelle emesse dal Consiglio di Stato, e dal fatto stesso che l’Amministrazione Comunale ha regolarmente percepito dalla Regione Sardegna l’intero ammontare dei sussidi spettanti ai dializzati. Per questi motivi, si chiede di conoscere quali iniziative l’ufficio in indirizzo ritenga porre in essere al fine di restituire le somme in oggetto che, per tanti dializzati risultano essere di vitale importanza dovendo sottoporsi al trattamento dialitico almeno 13 volte al mese”.
Giuseppe Canu, presidente Assoziane sarda Nefropatici dializzati e trapiantati
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