Antonello Frau, il fascino del kung fu e del Tai Chi a Cagliari: “Arti marziali meravigliose, ma serve costanza e tanta passione” Casteddu On line

Buongiorno Antonello, fra i più conosciuti praticanti di Kung Fu, Tai Chi Chuan e delle arti marziali interne cinesi. Si può raccontare?

Ti ringrazio per questa presentazione, anche se non credo di essere fra i praticanti più conosciuti, ma da buon Taoista non credo che sia così importante esserlo. Stupenda risposta che fa riflettere. Da quando fai attività sportiva e che sport hai praticato? Ho iniziato, come tutti, da ragazzo, facendo diversi sport, dal tennis alla pallavolo, ma la mia grande passione sono sempre state le arti marziali, che ho iniziato a praticare nel 1990.

Il tuo palmares da praticante e da Maestro, che discipline hai praticato ed insegni?

Ho praticato, all’interno della mia Scuola, gli stili interni di Kung Fu (Baguazhang, Taijiquan e Xingyiquan) ed il Qi Gong, pratica imprescindibile per chi vuole praticare le arti marziali interne. Insegno tutte queste pratiche da circa quindici anni, sempre all’interno della mia Scuola di cui ho l’onore di proseguire gli insegnamenti.

Cosa sono gli stili interni di Kung Fu?

Gli stili interni di Kung Fu si chiamano così perché sono connessi all’utilizzo dell’energia interna, il Qi come lo chiamano i cinesi. Secondo la Medicina Tradizionale Cinese il nostro corpo è attraversato da meridiani di energia e questo tipo di pratica, ristabilendo una giusta circolazione del proprio qi, migliora lo stato di salute.

Quanti atleti hai seguito, che ti seguono ancora e oggi insegnano?

In quindici anni di insegnamento ho avuto la fortuna di seguire un gran numero di allievi. Ho potuto quindi constatare che la sola abilità non basta, per le nostre pratiche serve costanza e tanta passione, qualità non comuni. Alcuni dei miei allievi sono recentemente diventati istruttori, ma spero che se ne formino altri anche nei prossimi anni.

Si percepisce dal tuo curriculum che l’attività sportiva oltre essere un lavoro nella Scuola è una tua grandissima passione?

In realtà più che un lavoro è soprattutto una grandissima passione che condivido con i miei allievi e con i miei fratelli di pratica che considero tutti come dei compagni di viaggio. A parte la nostra generazione del calcio in strada, come ti sei indirizzato allo sport pratica molto complessa e che abbraccia molteplici arti e temi.

Dove hai iniziato, con chi?

Ho iniziato nel 1990 nella Scuola Taoista Tao Chuan, fondata dal Gran Maestro Gianni Galizia. Così come gli antichi Maestri Taoisti, la pratica di Maestro Galizia non si esauriva nelle arti marziali; egli era infatti un profondo conoscitore della medicina cinese ed uno dei massimi esperti di Qi Gong. La nostra Scuola infatti non si limita alla pratica marziale, ma cerca di studiare ed approfondire, per poterle trasmettere, anche le altre Discipline Taoiste, dalla Medicina Cinese al Feng Shui.

L’anno sportivo inizia a settembre. Cosa consiglieresti, con la tua esperienza, ad un neofita ed a un esperto?

Ad un neofita che vuole avvicinarsi alle pratiche marziali consiglierei di non farsi abbindolare da titoli altisonanti, che ormai abbondano dovunque, ma di cercare di capire se il proprio Maestro sia una persona seria. Se poi si tratta di pratiche energetiche, come le nostre, ad esempio il Tai Chi Chuan, la verifica è molto facile: alla fine della lezione, se la pratica è corretta, si dovrebbe stare meglio rispetto all’inizio della stessa. Ad un esperto consiglierei di essere umile e di ricordarsi che è sempre più quello che si ha da imparare che quello che si ha da insegnare.

Indoor, gli sport al coperto, iniziano e finiscono come una “moda”, le attività che pratichi hanno lo stesso problema: sono in voga? Vi sono ragioni, secondo te?

Ultimamente queste pratiche sono diventate molto di moda, probabilmente perché più accessibili rispetto a trent’anni fa, e questo le ha fatte diventare oggetto di business, spesso a scapito della serietà della pratica. È facile quindi che chi inizi a praticarle senza incontrare insegnanti seri, spesso le abbandoni. Fare un’attività diviene col tempo una “droga”.

Lo sport in genere è utile a migliorare i rapporti sociali e, in questi tempi di attenzione estrema ai social e al web, una buona terapia per i giovani?

Lo sport è un’utile valvola di sfogo ed un modo per conoscere i propri limiti e superarli, ma non credo che sia il caso di demonizzare i social network che, accanto ad un innegabile lato negativo, hanno consentito di intessere  rapporti e accedere a conoscenze impensabili solo alcuni decenni fa.

Lo sport aiuta tantissimo: attraverso lo sport praticato in modo serio è possibile ritrovare la motivazione per reagire davanti ai problemi di ogni giorno?

Parlando nello specifico delle pratiche della nostra Scuola, queste tendono a riequilibrare energeticamente e psichicamente le persone per cui la risposta è assolutamente affermativa, anche per esperienza personale. A tuo avviso lo sport può essere anche un lavoro? Secondo me, è prima di tutto una passione e se qualcuno riesce a tramutarlo nel proprio lavoro è da considerarsi una persona fortunata.

Un’ultima domanda, il segreto del tuo attaccamento allo sport?

Non credo che ci siano segreti. Faccio semplicemente quello che mi piace fare. Che dire, la miglior risposta che chiunque vorrebbe dare: faccio ciò che mi piace. Grazie.

Gianfranco Carboni

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