Antonio, 54 anni, di Assemini: “Niente lavoro alle Poste per colpa di un contratto di 30 anni fa, il Decreto Dignità lo vieterebbe” Casteddu On line

Antonio, 54 anni, vittima a suo parere del “decreto dignità”, scrive al ministro. L’amara constatazione del lavoratore di Assemini che dal 2014 è senza lavoro. Ha perso il lavoro qualche anno fa, quest’anno ha fatto un concorso a tempo indeterminato per le Poste, ha superato le prove e poi non l’hanno chiamato. È andato a chiedere spiegazioni e gli hanno detto “che a causa del decreto dignità, non potevano assumermi perché trent’anni fa avevo fatto per tre mesi il porta lettere”. Una lettera aperta che comincia così: “Buongiorno Ministro Catalfo. Sono Antonio Ucchesu ed ho 54 anni. Illustro brevemente quanto mi è successo. Dopo 25 anni di lavoro in fabbrica, la mia azienda è fallita nel 2014…”.

Inizia così la lettera che un ex lavoratore dipendente ha inviato al ministro del lavoro Nunzia Catalfo, conosciuta anche come “la madre del redditto di cittadinanza”. Il cittadino di Assemini descrive una storia che rasenta il grottesco, in pratica una vera e propria beffa ai suoi danni, Antonio la racconta con la sua pacata compostezza: “A maggio 2019 supero la selezione alle Poste per portalettere a tempo determinato. Una luce in fondo al tunnel si accende, giusto per poter respirare. Attendo la chiamata per tutta l’estate ma nulla. A Settembre mi sono recato in direzione e scopro che non possono assumermi perché così prevede il “Decreto Dignità”, che impedisce di instaurare rapporti di lavoro a tempo determinato a chi ha già avuto contratti in passato. Io lavorai alle Poste da ragazzo come portalettere per tre mesi, circa 30 anni fa. TRENTA ANNI FA!!”. Il decreto dignità (nome che andrebbe modificato all’istante) sembra invece avere poco di dignitoso, specialmente nel caso in questione, infatti a parer nostro, dovrebbe tener conto di tempistiche e modalità diverse, non si può essere rigidi in un mondo del lavoro che negli ultimi trent’anni è mutato profondamente. Non ci si può trovare a 54 anni in una situazione come questa in cui, un contratto trimestrale di trent’anni fa, determina l’assunzione attuale a seguito di un decreto emanato l’anno scorso, un groviglio normativo che punisce chi vuole mettersi in gioco e favorisce magari chi vuol vivere di redditto di cittadinanza. Antonio manifesta delusione, sconforto e incredulità, sicuramente non si aspettava una risposta del genere e pur manifestando compostezza e rispetto, chiede al ministro due risposte; una in base a quanto dalle Poste e una sulla posizione dello stesso ministro riguardo l’applicazione del “decreto dignità” in casi come questo. – E per piacere, conclude Antonio riguardo al “Decreto Dignità”, non chiamatelo con questo nome”. Il Decreto punta infatti sulle assunzioni a tempo indeterminato, e chi ha avuto contratti a tempo con la stessa mansione non può riaverli per un periodo di tempo stabilito. Anche se questa vicenda rappresenta un piccolo, singolare paradosso.

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