Venerdì 31 gennaio alle 20.30 si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2020 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione attesa dal numeroso pubblico che propone un ricco cartellone di opere, concerti e balletti. Nello specifico sono previste sette opere ed un balletto per i nove turni di abbonamento (oltre alle recite mattutine rivolte alle scuole), a dimostrazione della continua crescita della produzione e delle alzate di sipario. I titoli delle sette opere sono: Palla de’ Mozzi, Pagliacci, West Side Story, La rondine, La Bohème, Luisa Miller, Aida ed il classico Spartacus per il balletto. Due saranno le nuove produzioni, alle quali va aggiunta un’importante acquisizione dal Teatro alla Scala di Milano.
Anche la Stagione 2020 è tesa a valorizzare la grande Opera italiana con i più significativi compositori dell’Ottocento e Novecento: Verdi, Puccini e Leoncavallo. Un cartellone di equilibrio tra la musica di repertorio e quella più “nascosta” e sconosciuta, alla quale il Teatro Lirico di Cagliari pone sempre molta attenzione nel rendersi attivo nella sua promozione culturale e non solo nella sua tutela e salvaguardia. Due infatti sono le novità assolute e riguardano le figure di Gino Marinuzzi, compositore da molti ritenuto anche uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento, e di Leonard Bernstein, geniale compositore, pianista e direttore d’orchestra statunitense, uno dei musicisti più noti e amati della seconda metà del secolo scorso.
Dopo le inaugurazioni dedicate alla musica del Novecento italiano (La campana sommersa nel 2016 e La bella dormente nel 2017, entrambe di Respighi, Turandot di Busoni nel 2018), la Stagione 2020 vede un’altra preziosa rarità musicale questa volta di Gino Marinuzzi (Palermo, 1882 – Milano, 1945) che viene eseguita per la prima volta in tempi moderni: Palla de’ Mozzi, dramma lirico in tre atti, su libretto di Giovacchino Forzano. L’opera che venne rappresentata per la prima volta il 5 aprile 1932 al Teatro alla Scala di Milano, diretta dallo stesso compositore (con un cast che vedeva, nei ruoli principali, Benvenuto Franci, Galliano Masini e Gilda Dalla Rizza), è da considerarsi un autentico capolavoro, sia per la scrittura orchestrale (nella quale Marinuzzi è ritenuto un genio assoluto), sia per la bellissima e fortissima trama. Lo stesso Marinuzzi la diresse per l’ultima edizione nota al Teatro dell’Opera di Roma nel 1942.
Palla de’ Mozzi viene rappresentata dal 31 gennaio al 9 febbraio, in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari. Sul podio il maestro Giuseppe Grazioli, direttore specialista nel repertorio novecentesco, in particolare proprio di Marinuzzi, mentre la regia è firmata da Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin, che hanno già lavorato per il Teatro Lirico di Cagliari in occasione dell’apprezzatissima Pietra del paragone di Rossini (Stagione lirica 2016). Nei tre ruoli principali cantano: Sebastian Catana (Palla de’ Mozzi), Leonardo Caimi (Signorello) e Astrik Khanamiryan (Anna Bianca).
Il secondo appuntamento con l’opera, in scena dal 28 febbraio all’8 marzo, è con Pagliacci di Ruggero Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini Terme, 1919) che viene rappresentata in un nuovo allestimento del Teatro Lirico, in collaborazione, per la prima volta, con Rai Cultura, firmato, per la regia, da Cristian Taraborrelli. Nuove tecnologie, realtà virtuale, metodi innovativi ed ultimissimi ritrovati multimediali rapiranno idealmente il pubblico trascinandolo al centro del dramma. L’opera, assente dal 2013 dal palcoscenico cittadino, è diretta da Lü Jia, direttore artistico e musicale del NCPA (National Centre for the Performing Arts) di Pechino, che ritorna sul podio a Cagliari dopo vent’anni. Di prim’ordine il cast vocale che prevede: Rachele Stanisci (Nedda), Marcello Giordani (Canio), Marco Caria (Tonio) e Marco Ciaponi (Peppe).
Pagliacci (Milano, Teatro Dal Verme, 21 maggio 1892) rappresenta, insieme a Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, oltre che una delle opere liriche più popolari e, quindi, più rappresentate, anche un vero e proprio “manifesto” del Verismo musicale. Il capolavoro lirico gode, da parte del suo compositore, di una grande capacità di sintesi che racchiude intatte tutte le componenti musicali che stanno alla base del movimento storico-letterario al quale appartiene: verità storica, passionalità accesa, ambiente popolare ed una espressività portata all’eccesso che si basava su sentimenti tanto elementari quanto violenti.
Dal 27 marzo al 5 aprile è la volta di West Side Story, celeberrimo musical in due atti di Leonard Bernstein (Lawrence, 1918 – New York, 1990) che il geniale artista americano compone tra il 1953 e il 1956 e che viene eseguito, per la prima volta, il 19 agosto 1957 al National Theatre di Washington con enorme successo di pubblico e critica. Il soggetto, come noto, è una “attualizzazione” dell’altrettanto celebre Romeo e Giulietta di Shakespeare (da cui è tratto il libretto): si racconta infatti la rivalità tra due bande di giovani (portoricani e bianchi) nella New York degli anni Cinquanta del secolo scorso e dell’amore tra Tony (bianco) e Maria (portoricana), in un’atmosfera di intolleranza e di odio razziale che, fra danze sfrenate e con la complicità di una sofisticata colonna sonora, sfocerà nella tragedia finale (la morte di Tony) che sanzionerà però la pace e l’amicizia fra le due bande di giovani.
L’allestimento proposto a Cagliari proviene da tre grandi istituzioni musicali statunitensi: la Lyric Opera of Chicago, la Houston Grand Opera e il Glimmerglass Festival. La regia, tradizionale e precisa, è dell’italo-americana Francesca Zambello che ritorna a Cagliari dopo il grande successo, nel 2017, della Ciociara di Marco Tutino, mentre le scoppiettanti coreografie, tratte dalla produzione originale del 1957, sono di Jerome Robbins. La compagnia di canto arriva interamente dagli Stati Uniti ed è, ovviamente, esperta in questo repertorio. La direzione d’orchestra è affidata a Donato Renzetti che del repertorio americano riesce a cogliere sonorità, suggestioni e recondite nuances orchestrali. West Side Story viene eseguito per la prima volta a Cagliari.
Dall’8 al 17 maggio, ecco un’altra preziosa rarità musicale che, senza dubbio, rende la Stagione lirica e di balletto 2020 del Teatro Lirico di Cagliari una delle più complete ed accattivanti, come novità proposte e sforzi artistici compiuti, degli ultimi anni: La rondine, opera lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e musica di Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924) che, come nel caso del titolo precedente, vede la sua prima esecuzione a Cagliari.
L’allestimento arriva dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e risale al 2017 (realizzato in occasione del centenario dell’opera, dal momento che la prima rappresentazione è il 27 marzo 1917 al Grand Théâtre de Monte-Carlo, diretta dallo stesso Gino Marinuzzi di Palla de’ Mozzi) ed è firmato da Denis Krief che, come sua consuetudine, cura regia, scene, costumi e luci, e che sposta l’azione decisamente nella contemporaneità, ma rimane comunque nettamente aderente al libretto. A dirigere i complessi musicali stabili è stato invitato il maestro Valerio Galli che diresse l’opera già a Firenze due anni fa e che è considerato un dotto specialista del repertorio verista. Fulcro del giovane cast chiamato ad interpretare questo raffinatissimo titolo è la protagonista Svetla Vassileva, pucciniana doc, che Cagliari ha applaudito nelle vesti di Tosca (2014) e di Minnie (2017) e che ritorna in quelle eleganti e sensuali di Magda. Lavinia Bini (Lisette), Filippo Adami (Prunier), Leonardo Caimi (Ruggero) e Vincenzo Taormina (Rambaldo) completano la compagnia di canto.
Terz’ultima del catalogo pucciniano, La rondine, vede la protagonista Magda, mantenuta d’alto borgo, trascorrere le sue giornate tra mondanità e rapporti fugaci, ma in realtà non accettare questo suo stile di vita e spera, dentro di sé, in un amore vero e stabile, scoprendosi, pian piano, inguaribilmente romantica. Il vero amore arriva nelle vesti di Ruggero, ma, dopo aver vissuto con lui lontana dalla città, Magda non riesce a sopportare l’illusione di questa nuova vita e, lasciato Ruggero, ritorna dal suo protettore e alla vita di sempre.
La Stagione lirica e di balletto prosegue nei mesi estivi, a favore del pubblico di abbonati e dei numerosissimi turisti presenti nell’Isola, con un gradito ritorno, a distanza di soli quattro anni dall’ultima rappresentazione (aprile/maggio 2016): La Bohème, scene liriche in quattro quadri, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratto dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger e musica di Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924), in scena dal 26 giugno al 5 luglio. Al maestro Massimo Zanetti, direttore d’orchestra milanese, ospite regolare dei più prestigiosi teatri d’opera che ritorna a Cagliari dopo essersi distinto sul podio di Carmen di Bizet e in alcuni concerti sinfonici, spetta il compito di dirigere i complessi artistici stabili del Teatro Lirico nel capolavoro del grande compositore lucchese, mentre l’allestimento scenico arriva dal Teatro Petruzzelli di Bari (dove andrà in scena il prossimo dicembre) ed è firmato per la regia, le scene e i costumi da Hugo De Ana, poliedrico e prolifico artista argentino, fra i più noti registi del teatro musicale contemporaneo che il Teatro Lirico di Cagliari ha ampiamente apprezzato nella Sonnambula di Bellini (ottobre 2008). Il cast degli interpreti è composto da artisti, fra cui spiccano il soprano Irina Lungu (Mimì), il tenore Stefano Secco (Rodolfo), il baritono Andrea Borghini (Marcello) e il soprano Hasmik Torosyan (Musetta).
Tragedia della giovinezza, ma anche inno all’amore puro, La Bohéme viene rappresentata, per la prima volta, l’1 febbraio 1896, al Teatro Regio di Torino, con la direzione di Arturo Toscanini. Giacomo Puccini scrive la musica in soli otto mesi per quella che diventa, da subito, una delle sue opere più amate e rappresentate e che continua, ancora oggi, a commuovere ed a meravigliare per la freschezza e modernità della melodia e dei temi trattati. L’autore s’inserisce nell’ormai imperante gusto verista, rinunciando alle tinte più plateali e truci volute dal movimento culturale, per privilegiare la storia sincera e semplice di Mimì e Rodolfo e le schermaglie amorose di Marcello e Musetta che diventano spettacolari tranches de vie che ispirano registi, scenografi ed artisti da ormai 124 anni.
Dopo la pausa estiva, la Stagione lirica e di balletto riprende, dal 25 settembre al 4 ottobre, con uno dei primi “melodrammi borghesi” del Cigno di Busseto ingiustamente poco rappresentati: Luisa Miller di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901) che ritorna a Cagliari dopo 53 anni (l’ultima edizione è al Teatro Massimo nel 1967). Viene proposto un allestimento prodotto dal Teatro alla Scala di Milano nel 2012 ed ora acquisito dal Teatro Lirico di Cagliari, con la regia di Mario Martone che immagina la vicenda in una dimensione onirica, da vero incubo, dove i personaggi svolgono l’azione intorno al letto, inteso come comune denominatore della vicenda, e dove risolvono i loro drammi. La direzione musicale è affidata a Pier Giorgio Morandi, direttore lombardo, discepolo di Riccardo Muti prima e di Leonard Bernstein poi, al suo debutto a Cagliari. Mariangela Sicilia è Luisa Miller, Francesco Demuro è Rodolfo, Marco Spotti è il Conte di Walter e Nino Surguladze è Federica.
Luisa Miller, rappresentata al Teatro di San Carlo di Napoli l’8 dicembre 1849, segna il passaggio dell’inventio compositiva verdiana dai cosiddetti “anni di galera” a quella più intima e personale che troverà nelle seguente “trilogia popolare” (Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata) la massima definizione. Il dramma borghese, quindi, abbandona le grandi scene corali, per preferire, per la prima volta, lo scavo psicologico dei singoli personaggi che, in quest’opera, si concentra nella protagonista che segue il proprio destino fino al tragico finale.
Dal 6 al 15 novembre va in scena ancora un grande melodramma verdiano: Aida, popolare e amato capolavoro musicale in quattro atti che non viene rappresentato a Cagliari dal 2015. L’allestimento del Teatro Regio di Torino è quello sontuoso e tradizionale del regista cinematografico statunitense William Friedkin che ha legato il suo successo ad indimenticabili film polizieschi e horror quali “Il braccio violento della legge” (Premio Oscar, 1972) e “L’esorcista”. L’allestimento è del 2005, poi rivisto dallo stesso Friedkin nel 2015, sempre per il Teatro Regio, per sottolineare ulteriormente l’omaggio alla cultura egizia e al Museo Egizio di Torino recentemente ristrutturato. La direzione d’orchestra è ancora affidata a Massimo Zanetti. La compagnia di canto vede spiccare, nel ruolo della protagonista, il soprano uruguaiano di fama internazionale Maria Josè Siri, affiancata da nomi di prestigio quali: Marco Berti (Radamès), Ketevan Kemoklidze (Amneris), Devid Cecconi (Amonasro).
Commissionata da Ismail Pascià, vicerè d’Egitto, per festeggiare l’apertura del Canale di Suez nel 1870, l’opera fu, invece, rappresentata l’anno dopo, poiché la guerra franco-prussiana isolò Parigi e impedì che le scene e i costumi, realizzati nella capitale, raggiungessero Il Cairo in tempo utile. Aida venne, quindi, rappresentata al Teatro dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, mentre sei settimane dopo si tenne la prima italiana, a Milano, al Teatro alla Scala. All’enorme popolarità di Aida hanno certamente contribuito pagine celeberrime e fastose come la Marcia trionfale o romanze tradizionali come Celeste Aida, ma il suo successo non risiede solo nella facilità del linguaggio musicale, ma anche nell’elevata tensione drammatica.
A chiusura della Stagione lirica e di balletto 2020, dal 12 al 22 dicembre ritorna la grande danza classica con un titolo che viene eseguito per la prima volta a Cagliari: Spartacus nell’interpretazione del Balletto dell’Opera di Astana che presenta la storica coreografia di Yuri Grigorovich del 1968, sulla sfolgorante musica di Aram Khachaturian.
Il celebre balletto sovietico che fa parte del repertorio della prestigiosa Compagnia di Balletto della nuova e grandiosa Opera di Astana in Kazakistan, è uno dei lavori più applauditi di Yuri Grigorovich e maggiormente rappresentativo del repertorio dell’Unione Sovietica degli anni Sessanta e Settanta del Novecento: la trama infatti celebra lo spirito rivoluzionario, ed è ispirata alla figura di Spartaco, lo schiavo romano ribelle che si pose a capo di una rivolta che portò a una guerra di classe. La versione di Grigorovich, andata in scena per la prima volta al Teatro Bol’šoj di Mosca del 1968, è divenuta celebre in tutto il mondo sia per la coreografia che per l’interpretazione dei suoi primi protagonisti: Vladimir Vassil’ev nel ruolo di Spartacus ed Ekaterina Maximova in quello della sua amata Flavia. Questa versione del balletto esalta l’atletismo del ruolo di Spartacus e il vigore del corpo di ballo maschile insieme ai toni lirici e appassionati, degli assoli di Flavia e dei duetti d’amore. Il balletto è costruito sull’impetuosa musica di Aram Khachaturian e sul libretto originale di Nikolai Volkov, basato sul romanzo Spartaco di Raffaello Giovagnoli e sulla Storia di Roma – Le guerre civili di Appiano. Le scene e i costumi di questa versione sono firmati da Simon Virsaladze, storico collaboratore di Grigorovich.
Tutti gli spettacoli vengono eseguiti dall’Orchestra e dal Coro, diretto da Donato Sivo, del Teatro Lirico di Cagliari.
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