Cagliari, boom di scarpe e giacche usate ma di marca: “I genitori vogliono vestire i figli alla moda” Casteddu On line

I marchi d’abbigliamento sono quelli più famosi, dal “baffo” alle “tre strisce oblique”, per intenderci. Scarpe e felpe, ma anche magliette, sino ad arrivare agli zaini e agli astucci per la scuola. Nei negozi tradizionali costerebbero anche svariate centinaia di euro, ma basta acquistarli di seconda o terza mano e il risparmio c’è tutto. Senza però rinunciare alle griffe. I genitori cagliaritani cercano di “combattere” la crisi vestendo i propri figli alla moda grazie ai negozi dell’usato. In città continuano ad aprirne di nuovi, l’ultimo qualche mese fa in piazza Michelangelo, nel rione di San Benedetto. Chi vuole disfarsi di questo o quell’oggetto lo porta lì, sapendo che in caso di vendita riuscirà ad intascare qualche euro. E le mamme, i papà, i nonni e le nonne passano anche un’ora buona ad “analizzare” ogni singolo capo di abbigliamento. Ma quelli che non hanno nessun marchio, nella maggior parte dei casi, rimangono sopra gli scaffali. Con buona pace per la possibilità di risparmiare, a seconda dei casi, anche il settanta per cento rispetto a un prodotto proposto sullo scaffale di un negozio sportivo o di un grande magazzino. Luca Maddaloni, 53 anni, è il titolare dei metri quadri dove si può trovare un passeggino, un completino da letto, un paio di scarpe sportive o, anche, tutto il corredo scolastico, a prezzi più abbordabili rispetto al solito. “Molti genitori vogliono far indossare comunque al proprio figlio o figlia un capo firmato e, contemporaneamente, vogliono risparmiare. Diciamo che vogliono vestirli a loro somiglianza”, tanto che “tra scarpe e giubbotti è sempre il capo di moda che fa la differenza, il più gettonato. Se un articolo è ‘passato’”, cioè se era in voga anche solo un paio di anni fa, “non si vende”. Insomma, un “inno” all’apparenza e uno “status sociale” da difendere a suon di griffe, forse, sono le ragioni che spingono centinaia di persone a rivolgersi ai negozi dell’usato.

 

“Dalla mamma che cerca il passeggino, sino alla nonna o allo zio, il passaggio di persone è sempre elevato, non solo qui ma anche a Quartu”, spiega Maddaloni, e quasi tutto si gioca proprio “per il prezzo, inferiore rispetto a quello del mercato tradizionale”. Non tutto, però, piace e viene venduto: “Se un oggetto resta oltre la scadenza e il proprietario non vuole riprenderselo, allora lo doniamo ad alcune fondazioni e case famiglia che ospitano bambini sfortunati”. E, molto probabilmente, loro non si metteranno problemi ad indossare una camicia o un paio di pantaloni senza la griffe di turno.

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