Una stretta sui rimpatri, allargando e certificando nuovamente la lista dei Paesi sicuri e accelerando le procedure sul territorio italiano. Dopo l’annuncio dei giorni scorsi arriva il decreto targato Luigi Di Maio sui migranti.
Oggi il ministro degli Esteri e capo politico M5S, assieme al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, presenterà il provvedimento dal “suo” ministero, la Farnesina.
Sarà un decreto ministeriale, che non passerà quindi, dal via libera del Consiglio dei ministri.
Tra i leader della maggioranza Di Maio era stato tra i più prudenti sull’accordo di Malta sulla redistribuzione dei migranti. Il tema, sin dalla campagna elettorale del 2018, è tra i più “cari” al leader del Movimento che ora, senza più l’ingombrante ombra di Matteo Salvini, cerca di mettere la sua impronta sul dossier. E lo fa partendo dai rimpatri, nervo scoperto della gestione della questione migranti anche nel governo giallo-verde. Sul decreto ministeriale, a poche ore dalla sua presentazione, vige il più stretto riserbo, come speso accade per le misure “bandiera” del Movimento.
Di certo, il titolare della Farnesina tiene particolarmente al provvedimento, al quale ha messo mano sin dai primi giorni del suo insediamento. Rumors che al momento non trovano conferme ufficiali parlano dell’individuazione di una lista di Paesi sicuri più larga di quella alla quale finora si è fatto riferimento. Lista che potrebbe includere, ad esempio, anche la Tunisia.
In questo senso, il “gancio” giuridico alla misura potrebbe essere la direttiva europea 2013/32, che dà ai Paesi membri una certa discrezionalità sull’individuazione dei Paesi sicuri e alla quale ha fatto riferimento anche il decreto sicurezza. Prevedibile, inoltre, che nel provvedimento sia prevista anche un’accelerazione delle procedure per la definizione dei Paesi d’origine da parte delle commissioni territoriali. E al decreto Di Maio ha intenzione di accompagnare un pacchetto di accordi proprio con i Paesi africani “teatro” delle partenze per l’Europa attraverso i porti libici.
Accordi sui quali già nei mesi scorsi, tra l’altro, ha lavorato il premier Giuseppe Conte nelle sue numerose visite in Africa. Una stretta, insomma, che va nella direzione opposta a chi invece pone l’accento sul diritto di asilo individuale, e che testimonia come, nel governo giallo-rosso, il Movimento non voglia mollare la presa sul dossier dando così anche una risposta “politica” a Salvini su un tema che il leader leghista si appresta a cavalcare anche alle prossime Regionali.
“La soluzione è il blocco delle partenze“, è il mantra che il leader del M5S sta ripetendo da giorni, convinto che con una stretta sui rimpatri e una cooperazione più stretta con i Paesi africani gli sbarchi possano davvero ridursi. Ma nel provvedimento Di Maio è chiamato anche a trovare un certo “equilibrio” per non innescare malumori non solo negli alleati di governo ma anche nello stesso Movimento: le tossine generate dalla politica migratoria salviniana, in una parte dei pentastellati, non sono ancora evaporate.
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