Musicista certo ma anche una sorta di ‘guru’ che a 76 anni riempie ancora gli stadi del mondo, riuscendo a dialogare con il pubblico con una musica immortale eppure cosi’ contemporanea, parlando di solidarieta’, pacifismo, ambiente, diritti umani con un alto, eppure accettabile, tasso di retorica. E’ Roger Waters, uno dei fondatori dei Pink Floyd al cinema con Us+Them, Noi e loro, film-concerto presentato fuori concorso all’ultima Venezia e nelle sale con Nexo solo dal 7 al 9 ottobre.
Il film e’ la riproposizione senza alcun altro intervento, di una tappa del tour mondiale 2017-2018 di Roger Waters, brani leggendari con i Pink Floyd e dal suo ultimo lavoro da solista, Is This The Life We Really Want?. E’ la data di Amsterdam ad essere stata filmata: tra visioni dall’alto dello spettacolare concerto, maiali volanti compresi, e primi piani del pubblico, Us + Them e’ una di quelle classiche esperienze immersive che ti portano in prima fila, con tutti i dettagli anche minimi a portata di sguardo. Us + Them mostra in maniera inequivocabile l’incredibile seguito presso giovani adolescenti che non appartengono certo alla generazione cresciuta anzi ipnotizzata dai Pink Floyd: nel film ci sono tanti primi piani di questi ragazzi che piangono, sanno a memoria le canzoni.
Waters ha con loro un rapporto incredibilmente speciale. “E’ vero, la maggior parte della musica pop – ha risposto all’ANSA Waters a Venezia – e’ completamente priva di significato, di emozioni, di contenuto. I ragazzi riconoscono la verita’ in questa mia musica. In ogni generazione ci sono stati i giovani in cerca della strada, del significato delle loro vite, di idee che non siano solo un like sull’iPhone. Quando vedo tante persone chine sullo smartphone mi chiedo: siamo nati per questo? A me sembra una perdita di tempo”.
Il film, firmato con Sean Evans, e’, come pure il concerto piu’ politico che autobiografico, come fu invece The Wall Live nel 2013 in cui al centro c’era la vicenda paterna di Waters, morto soldato britannico durante lo sbarco di Anzio. “Mio padre e’ una figura eroica, era un obiettore di coscienza che poi ha cambiato idea convinto a lottare contro i nazisti. La sua storia – ha detto Waters – mi ha forgiato per tutta la vita. Mia madre poi era un’attivista e io credo di dover a lei e alla vicenda di mio padre questa empatia verso le persone che soffrono”.
In Us + them nei filmati proiettati sul palco si vedono anche migranti in fuga, pronti a prendere il largo in mare, “partono perche’ vogliono far stare meglio i loro figli, partono perche’ sono perseguitati e sono disperati, non vengono certo per rubarti la pizza”.
Waters parla dei pigs, dei maiali che governano il mondo – nel concerto vola sulla folla un gigantesco pallone a forma animale con scritto Restiamo Umani – cita Donald Trump, Boris Johnson, Bolsonaro, racconta che gli e’ stato impedito in Brasile di fare visita a Lula imprigionato per ridurlo al silenzio. Per Roger Waters bisogna “partire dal rispetto per la dichiarazione dei diritti umani, questo e’ l’inizio per ricominciare a riparare i danni del neoliberismo. Rispettare l’uomo come stabilito nel’48 dopo la seconda guerra mondiale.
L’ho sempre scritto nelle mie canzoni e in 50 anni di musica.
Dovremmo essere tutti fratelli, costruire muri non serve, nessuno e’ piu’ schiavo di chi pensa di essere completamente libero. Bisogna mettersi insieme e resistere a chi vuole distruggere questo bellissimo pianeta, a chi controlla le nostre vite”.
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