Ci sono segnalazioni – una, per esempio, datata 12 febbraio 2019 su foglio ufficiale dei Nas, con tanto di firma – nella quale denuncia “inconvenienti igienico sanitari strutturali nell’ufficio in cui svolgo le incombenze amministrative”, …, “la struttura si trova in Cagliari piazza Michelangelo, presso la mensa universitaria dell’Ersu”. Ancora: una denuncia fatta ai carabinieri di Cagliari quattro giorni fa per “violenza privata” che sarebbe avvenuta “dal primo ottobre al tredici ottobre”, sempre a Cagliari e sempre “nell’ufficio pubblico dell’Ersu di piazza Michelangelo”. Ci sono anche altre carte, ma bastano queste due per comprendere le segnalazioni fatte da Giorgio Meloni, 62enne di San Vito, contro l’Ente regionale degli studenti universitari. L’uomo lavora “dal 1986” per l’Ente e, come si legge nel foglio con la sua firma e il logo dei carabinieri, con il ruolo “di cuoco”. Col tempo, i rapporti tra Meloni e chi si trova più in alto di lui si sarebbero guastati, soprattutto dopo le sue segnalazioni. Ci sarebbero “missive interne e indirizzate al direttore generale”, .., per denunciare “lo stato e l’emergenza sanitaria in cui versano i diversi locali adibiti a mensa all’interno della struttura”. Sos ai quali non sarebbero mai seguiti “riscontri oggettivi”. Anzi: “Dopo anni di servizio all’interno dell’Ente, l’Ersu mi ha imposto degli accertamenti clinici” che avrebbero portato alla seguente diagnosi: “Piene facoltà psicofisiche a qualsiasi attività lavorativa”. Poi, dopo “tre mesi dagli accertamenti”, la nuova richiesta: “Mi hanno sospeso dal servizio perchè, a dire del medico competente”, il dipendente sarebbe risultato “inidoneo al lavoro”. A quel punto, il colpo di scena: “L’11 marzo 2019”, con una lettera, il medico competente nominato per l’Ersu chiede a Meloni di sottoporsi a una “visita sanitaria”. Per il 62enne, però, si tratterebbe di una “visita psichiatrica”. Il lavoratore non ci sta e, tramite il suo avvocato dell’epoca, invia “una diffida all’azienda”, chiedendo di “ritirare la contestata richiesta e l’immediato reintegro” al lavoro. L’Ersu incontra il suo legale, la situazione sembra tornare alla normalità ma, “a settembre” arriva “una procedura di dispensa dal servizio per infermità da parte della commissione di verifica con visita fissata al 30 settembre 2019”. Meloni ribatte: “Il 5 dicembre 2018 sono stato ritenuto di sana e robusta costituzione, sono atteggiamenti pretestuosi e persecutori da parte dei miei superiori, vogliono che mi dimetta”. Meloni spiega anche che “sto vivendo da solo e con pochi soldi”.
Meloni si affida, nel tempo, a diversi avvocati, quello attuale – pro tempore – è Luana Totaro. Il 4 ottobre la Totaro invia una lettera di risposta all’Ersu. La nuova visita medica? Non s’ha da fare perchè Giorgio Meloni “il 5 dicembre 2018 è stato sottoposto ad accertamenti clinici disposti da voi”, risultando “di sana e robusta costituzione, idoneo al lavoro”. Inoltre, “è inquadrato come usciere, mansione che non implica accertamento clinico alcuno”. Ma, se lavoratore e avvocato puntano in una direzione – nessuna visita e idoneità totale al lavoro – l’Ersu vede la vicenda in maniera opposta. Michele Camoglio, presidente dell’Ente con sede nel Corso Vittorio, contattato da Cagliari Online spiega che “Meloni non è stato sospeso, sono mesi che non si presenta al lavoro perchè si è messo in malattia. Ha superato il tot di giorni massimo per poter tornare senza doversi sottoporre a una visita medica, è la legge. O si fa visitare dal medico competente che, di fronte alla commissione sanitaria dovrà esprimere un parere positivo, o lo dovremo licenziare”. Sul punto della “visita psichiatrica”, scritta nella denuncia fatta da Meloni ai carabinieri, Camoglio è netto: “No comment”. Camoglio aggiunge che “come Ente ci stiamo lamentando da tempo per gli atteggiamenti aggressivi e le difficoltà dei rapporti con i dipendenti da parte di Meloni, tra email e lettere minacciose. Ci sono anche delle denunce”. L’attuale numero uno dell’Ersu interviene anche per ridimensionare quegli “inconvenienti ed emergenze igieniche-sanitarie” che, a detta di Meloni, sarebbero “di casa” nella mensa di piazza Michelangelo: “Si è sempre trattato di piccole questioni, umidità o muffa, come capita un po’ ovunque. Abbiamo sempre risolto tutto nel giro di brevissimo tempo”.
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