Poca acqua, un problema condiviso da molti Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: su tutti Palestina, Giordania e Turchia che devono fare i conti con meno di 500 metri cubi pro capite all’anno. Anche la Sardegna è una delle regioni con meno risorse idriche e a più alto rischio di desertificazione. Da queste premesse – e con l’obiettivo di trovare delle soluzioni – nasce il progetto Mediss “Mediterranean Integrated System for water Supply”.
Primi passi lunedì 21 e martedì 22 ottobre alle 9 nell’aula Magna Baffi della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell’Università di Cagliari. L’iniziativa – il coordinatore scientifico è Giovanni Sistu, docente alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche – vuole favorire l’incremento dell’uso di acqua non convenzionale, principalmente acque reflue depurate (Treated Waste Water, TWW), contribuire alla desalinizzazione delle acque salmastre, e, insieme, lavorare alla promozione delle Best Agricultural Practices (BAP) e delle energie rinnovabili. Si tratta di uno dei 41 progetti finanziati dal Programma di cooperazione transfrontaliera 2014-2020 ENI CBC “Mediterranean Sea Basin Programme”.
Mediss affronterà le problematiche delle realtà mediterranee coinvolte nel progetto attraverso soluzioni innovative, diverse per ogni regione: miscelazione di acque reflue depurate con acque superficiali del Wadi e acque salmastre (Palestina, Valle del Giordano); dissalazione per osmosi inversa con membrana innovativa a lunga durata e utilizzo energia solare (Giordania, Governatorato di Aqaba); impianto pilota di stripping dell’ammoniaca a membrane per fertilizzazione (Italia, Arborea); trattamento terziario con innovativo letto filtrante (Tunisia, Gabes).
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