Lavori “mai eseguiti oppure pagati due volte”, oppure “non conformi” oltre a costi più elevati per i materiali: una lunga lista di interventi-fantasma che, secondo l’accusa, hanno fatto sborsare allo Stato circa 80 milioni di euro per la realizzazione del carcere di Uta (Cagliari), anche se poi le opere ed i materiali ammonterebbero a 60 milioni.
È dunque di 20 milioni di euro il peculato ipotizzato dalla Procura di Cagliari in una inchiesta che si è appena chiusa con 12 indagati ai quali sono stati inviati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Tra loro impresari, tecnici, collaudatori e massimi dirigenti pubblici che hanno lavorato per anni alla costruzione del carcere.
L’indagine, eseguita dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Cagliari – come riporta un noto quotidiano sardo – è nata da alcuni esposti arrivati nel 2014 su presunte inadeguatezze del carcere, ma poi si è rapidamente concentrata sul mega-appalto pubblico per la sua realizzazione. I legali degli indagati respingono tutte le accuse.
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