Dopo anni di sacrifici e di lotte si apre la speranza del superamento del dramma in cui sono precipitate le lavoratrici ed i lavoratori dell’AIAS e della Fondazione Stefania Randazzo. Il pronunciamento del Consiglio regionale perché sia superato lo “status quo”, con il mandato affidato alla Giunta regionale di costruire un nuovo assetto della gestione dei servizi, rappresenta la presa d’atto delle Istituzioni rappresentative dell’esito finale della vicenda imprenditoriale dell’AIAS in Sardegna.
Le lavoratrici ed i lavoratori, riunite da FP CGIL, FP CISL e UIL FPL, hanno preso atto dell’estremo tentativo dell’AIAS di prolungare la propria continuità, con la richiesta di concordato fallimentare avanzata al Tribunale di Cagliari. “La garanzia – si legge in un comunicato – per la continuità dei servizi e per la costruzione di condizioni di lavoro dignitose per le lavoratrici ed i lavoratori non può essere assicurata dagli stessi personaggi che hanno provocato la crisi e che hanno alimentato il proprio monopolio con la pretesa della propria insostituibilità. Se davvero vengono riconosciute le sistematiche violazioni dei diritti fondamentali, le rinunce e le privazioni imposte per anni alle lavoratrici ed ai lavoratori ed alle loro famiglie, i soggetti che ne sono i primari responsabili devono essere esclusi dalla costruzione della soluzione della crisi”.
“Con la chiarezza delle proprie parole e con la forza che proviene dai sacrifici compiuti” scrivono le lavoratrici ed i lavoratori, rivolgendosi a tutte le Istituzioni, all’Assessorato alla Sanità della Regione Sardegna, i Ministri della Salute e del Lavoro, il Prefetto e lo stesso Tribunale di Cagliari, “perché, anche attraverso l’immediato commissariamento dell’AIAS, si perfezioni la svolta che è necessaria, avviando immediatamente la transizione della gestione dei servizi verso un progetto alla cui realizzazione le lavoratrici ed i lavoratori chiedono di poter contribuire”.
Con questo obiettivo affidano alle Segreterie territoriali, regionali e nazionali di FP CGIL, FP CISL e UIL FPL il compito di attivare e proseguire ogni necessario confronto, sia verso l’Assessorato alla Sanità della Regione Sardegna che verso il Ministero della Sanità.
“La speranza di questa svolta – si legge ancora – non si sarebbe aperta senza le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, senza i loro scioperi, le manifestazioni, la loro resistenza ai licenziamenti di rappresaglia, ai provvedimenti disciplinari ed ai trasferimenti ritorsivi, senza le loro iniziative legali e, infine, senza la decisione di tante e tanti di loro che, dimettendosi per costruire altri progetti professionali e personali, hanno scelto di far valere la giusta causa della propria decisione. Non si sarebbe realizzata senza la loro capacità personale di condurre i propri bisogni all’essenziale e senza la loro silenziosa ma ferma volontà di conservare la propria dignità personale e sociale.Le lavoratrici ed i lavoratori, senza nulla rimpiangere del lavoro svolto al servizio dell’utenza e della comunità sarda, ricorderanno per tutta la loro vita i prezzi pagati per questa dissennata vicenda e le lotte che hanno dovuto condurre e che dovranno proseguire, in ogni forma ed in ogni sede, per poter condurre una esistenza libera e dignitosa. Per questa consapevolezza e per non disperdere tanti sacrifici, le lavoratrici ed i lavoratori affermano di voler proseguire e rafforzare la mobilitazione, fino al definitivo superamento dello “status quo”.
A sostegno della corretta conclusione della vertenza, l’Assemblea ha conferito alle Segreterie regionali di FP CGIL, FP CISL e UIL FPL il mandato ad indire un pacchetto di 10 giornate di sciopero entro la fine del mese di novembre e le opportune mobilitazioni di piazza.
“Nessuna forma di sciopero sarà esclusa – conclude la nota – con l’unico vincolo del preavviso a tutela dei diritti costituzionali dell’utenza”.
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