Cagliari, la serie A e il cuore di una squadra e un popolo appassionato: oggi si festeggia il blasone e la gloria rossoblù Casteddu On line

di Sandro Zedda

Il Cagliari, matematicamente salvo, mette nel mirino il decimo posto per far festa davanti ai suoi tifosi

Il Cagliari, messa in cassaforte la sua permanenza in serie A, aspetta l’Udinese per l’ultima giornata del massimo campionato.

Un risultato ottimo e mai scontato, quello della salvezza. 

Domenica arriverà alla Sardegna Arena l’Udinese che, dopo la vittoria sulla Spal e la salvezza raggiunta, non ha più niente da chiedere al torneo. 

Al Cagliari la possibilità di migliorare la sua posizione in classifica. Maran mette nel mirino il decimo posto e sarebbe davvero un bel modo di festeggiare dinnanzi ai propri tifosi.

L’obiettivo minimo è stato raggiunto. Inutile girarci intorno; la serie A è complicata, irta di difficoltà. 

A volte basta un attimo di distrazione, un calo di tensione e gli avversari possono raggiungerti e superarti. Le distanze sono spesso minime, gli equilibri sono delicati e precari. L’incertezza e l’equilibrio regnano sovrane.

Facile sottovalutare il valore degli altri, ancor più facile sopravvalutare il proprio. Le difficoltà di Fiorentina, Genoa ed Empoli sono lì davanti agli occhi di tutti. 

Sono palesi e suonano quasi come un monito. I protagonisti non devono mai abbandonare la contesa perchè niente ti viene regalato. 

Il Cagliari si è conquistato ogni punto con sudore e fatica. Anche quando gli altri dietro hanno corso meglio e con ardore, i rossoblù di Maran non hanno perso il coraggio dei giorni migliori e hanno cercato di correre di più. 

Il campo, come sempre, è il giudice severo che emette le sue sentenze e traccia i giudizi più severi su schemi, uomini e campioni.

Il Cagliari è stato protagonista nel bene e nel male. In casa una fortezza con alcuni momenti esaltanti come nella vittoriosa partita contro l’Inter di Spalletti. In trasferta un rendimento inferiore alle attese.

A Maran, comunque, il merito di non aver mai perso la bussola ed esser riuscito a compattare un ambiente in cui, in alcuni frangenti, i risultati non arrivavano o erano modesti. Facile scoraggiarsi, il Cagliari non lo ha mai fatto.

L’unità d’intenti è stata preservata anche dal coraggio del presidente Giulini che ha rivolto, al tecnico, le parole giuste nei momenti chiave della stagione. 

Quando ancora la salvezza era un obiettivo da raggiungere. Quando la stanchezza si faceva sentire ed era difficile recuperare il vigore fisico. 

Maran si è così sentito parte integrante di un progetto senza avvertire la solitudine a cui spesso sono relegati gli uomini che guidano dalla panchina. 

Resta l’impressione di un bel Cagliari e di un buon impianto di gioco. Restano anche alcune espressioni individuali significative; alcune consolidate come Pavoletti, altre dal presente e futuro importante come Cragno e Barella. Bravi anche quando sono stati chiamati a vestire la maglia della Nazionale.

Più in generale resta l’immagine anche di un Cagliari migliorabile.

Ripartendo dalla Serie A, categoria che il diritto divino dovrebbe sempre riservare al blasone e alla gloria dei rossoblù ma che nella normale natura delle cose siamo felici di conquistare sul rettangolo di gioco. Con la consueta lealtà e onestà.

E con il cuore di una squadra e di un popolo appassionato.

 

 

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