Cinquecentonovantasei reperti archeologici sequestrati nel 2018 dal nucleo di tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di Cagliari. Monete e gioielli antichi, risalenti sino l’epoca nuragica, vasi e lacrimatoi risalenti al quarto secolo avanti Cristo e addirittura vasellame proveniente dalla Grecia. Questo il “bottino” sequestrato dai militari in varie case di “insospettabili” cagliaritani e sardi. “In alcuni casi è impossibile sapere se si tratta o meno di un mercato clandestino o di oggetti ritrovati in Sardegna”, spiega l’archeologa Gianfranca Salis. Tra le operazioni più importanti svolte dai carabinieri vanno citate sicuramente quelle legate a trentanove beni ecclesiastici rubati da una chiesa campestre di Arborea a marzo 2018 e e ritrovati nel negozio di un antiquario cagliaritano e, anche, il recupero e la restituzione all’archivio storico diocesano di Cagliari del Processo Canonico del 1592 col quale venivano riconosciuti ufficialmente la storia ed i miracoli attribuiti alla statua di Nostra Signora di Bonaria, patrona della Sardegna.
“Rispetto ad altre regioni italiane il numero dei furti in Sardegna rimane comunque limitato, si passa dai 4 del 2017 agli 8 dell’anno scorso”, spiega il maggiore Paolo Montorsi, “ci sono ancora delle indagini in corso sulle persone che tenevano in casa i reperti. Abbiamo svolto i controlli insieme ai funzionari dei beni archeologici della soprintendenza. Il reato è quello della ricettazione, con multe sino a diecimila euro e quattro anni di carcere. Sono pene purtroppo ancora blande”, afferma Montorsi durante la conferenza stampa, “c’è però un disegno di legge che dovrebbe portare ad un inasprimento delle pene per questi reati”.
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