Abita nel primissimo tratto pedonale del Corso Vittorio, Marcello Palimodde. Cinquantaquattro anni, insegna Diritto ed Economia al liceo Artistico. E, nonostante respiri arte per molte ore al giorno, il suo giudizio sugli artisti di strada che suonano anche nel Corso Vittorio è netto: “Quelli che suonano o hanno complessini bisogna vedere se sono autorizzati, oltre a loro siamo passati da tre ad almeno venti locali, la situazione è invivibile. Ho messo i doppi vetri alle finestre, ma nulla, forse non sono all’altezza. Tanti politici, in passato, mi hanno detto che quella era la soluzione per evitare il rumore, ma per la mia casa dovrei spendere ventimila euro, un lusso che può permettersi solo chi ha molti soldi”, dice il prof. “I turisti, quelli di alto livello, cercano cultura e non tavolini, solo i giovani spagnoli restano in giro sino a tardi”.
“Servono nuove regole chiare sulle attività commerciali con delle verifiche sul rumore che producono, non ce l’ho certo con gli artisti che imitano dei personaggi o fanno i mimi”, puntualizza Palimodde. “A Barcellona c’è la movida ma anche tanti vigili in divisa e in borghese pronti a intervenire se i rumori sono eccessivi. Per quanto mi riguarda, raramente riesco a prendere sonno prima dell’una di notte”. Quando ci riesce.
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