L’insufficienza della disciplina sulla parità di genere che ha portato all’elezione di sole otto donne, il premio di maggioranza eccessivo, le soglie di sbarramento alte, il voto disgiunto, la mancata elezione del terzo candidato alla presidenza e l’adesione “fittizia” di consiglieri uscenti a liste per evitare la raccolta delle firme: queste le censure mosse dai comitati sardi per la democrazia costituzionale e dal comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria in un ricorso presentato al Tar e col quale impugnano l’atto di proclamazione degli eletti alle regionali del 24 febbraio e effettuato il 23 marzo scorso dalla Corte d’appello di Cagliari.
Si tratta dell’ennesimo ricorso dopo quelli presentati da candidati non eletti contro le “adesioni tecniche” di alcuni consiglieri a liste alleate per evitare la raccolta firme.
Nell’intendimento dei proponenti, “il ricorso dovrebbe portare la legge elettorale all’esame della Corte Costituzionale e ad una nuova composizione del Consiglio regionale”. Quindi, “se la Corte costituzionale accoglierà questo rilievo, il Tar dovrà annullare le elezioni del 24 febbraio e si dovrà andare a nuove elezioni”. Tutti i dettagli del ricorso saranno illustrati lunedì 24 giugno in una conferenza stampa.
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