Un festival alla scoperta della maschera e del suo mutamento nel tempo: Mamoiada ospita dal 28 al 30 giugno la seconda edizione di MaMuMask, tre giornate intense che prevedono anche l’apertura di cantine, piazze, cortili e musei.
La manifestazione voluta dalla cooperativa Viseras in collaborazione con la Pro Loco e l’Associazione Atzeni, sarà anche l’occasione per un tuffo nelle tradizioni e nell’identità forte di Mamoida: dal cibo al vino, dalla cultura all’arte e all’artigianato.
Per il direttore del Museo delle Maschere Mediterranee, Mario Paffi, quella di MaMuMask è “una scommessa vinta. Questo progetto – ha spiegato in conferenza stampa nella biblioteca dell’Isre – nasce nel 2018 come momento di attrazione per i gruppi turistici interessati a conoscere e approfondire l’affascinante mondo delle maschere tradizionali. Al contempo, vuole divenire un’importante vetrina e volano per la promozione e valorizzazione dei beni culturali e delle produzioni locali”.
Domenica 30, al pomeriggio, le strade del paese faranno da scenario al ‘matrimonio’ tra le maschere del più antico carnevale della Sardegna, Mamuthones e Issohadores, Boes e Merdules, Thurpos, e quelle galiziane dei Boteiros di Viana do Bolo. “MaMuMask è un festival che coinvolge tutta la comunità di Mamoiada – ha sottolineato Giuseppe Pirisi, presidente dell’Isre, partner scientifico dell’evento – Investire in cultura ha fortissime ripercussioni sul territorio, soprattutto sul piano economico. La cultura infatti è una leva straordinaria per uscire dal sottosviluppo”.
“Il senso del festival – ha ribadito Paolo Piquereddu, ex direttore dell’Isre e componente del comitato scientifico della manifestazione – nasce da una comunità attiva e coesa, che lavora per lo sviluppo del territorio e si fa riferimento importante, non solo in Sardegna”.
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