Per Deiana (Authority) chi sostiene che il porto è chiuso mistifica la realtà, ma il traffico è zero
“Il Porto Canale non è chiuso. Chi sostiene il contrario mistifica pericolosamente la realtà e danneggia la reputazione commerciale dello scalo di Cagliari a livello internazionale”. Lo afferma il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna, Massimo Deiana, alla luce degli interventi che si stanno succedendo in queste ore in merito alla lettera di licenziamento che l’operatorie Cagliari International Container Terminal (Cict) ha comunicato ai sindacati e che riguardano i suoi 210 dipendenti diretti.
“Contrariamente a quanto alcuni affermano, Cagliari è aperto ai traffici e perfettamente operativo in tutti i suoi settori: Ro-Ro, rinfuse, passeggeri, crociere, semirimorchi e auto. Per quanto riguarda i container – spiega Deiana -, nonostante il recente annuncio di un importante terminalista di chiudere la sua attività e licenziare il proprio personale (Cict, ndr), confermo ancora una volta che lo scalo è e rimane comunque in grado di ricevere e spedire container attraverso altri operatori che si stanno facendo carico del traffico”. Ma stamani in porto non c’è una nave e le gru sono ferme. Questa è la realtà inconfutabile confermata dall’impietosa mappa del traffico registrata da Vesselfinder. Qualora non bastasse ci sono le immagini girate alle 8 di oggi.
Cict nella sua lettera, firmata dalla presidente di Contship Itaia Cecilia Eckelmann Battistello, oltre che addurre le motivazioni ad un mutato scenario internazionale nel transhipment dei container e delle perdite della stessa “che hanno intaccato il capitale sociale della Società”, attribuisce la decisione di abbandonare il porto industriale di Cagliari alla carenza di infrastrutture.
L’analisi della Cicit sul porto sardo non lascia spazio a dubbi, è impietosa: “Un’ulteriore criticità – si legge nella lettera inviata ai sindacati – è rappresentata dalle caratteristiche infrastrutturali oltre che economiche e produttive del Porto di Cagliari. La mancanza di moderne infrastrutture ferroviarie ed autostradali che consentano – spiega la Eckelmann – di connettere il porto con i principali mercati europei, e di un bacino di consumatori di dimensioni adeguate nell’area retrostante al porto (la Regione Sardegna, nella sua interezza conta circa 1.650.000 residenti) e di un dinamico tessuto economico-produttivo, rendono il porto di Cagliari scarsamente appetibile per lo svolgimento di attività di transhipment anche in ragione di sviluppare un sistema di trasporto merci intermodali, limitando fortemente la competitività del porto, le occasioni di investimento da parte di potenziali soggetti terzi e, in definitiva, la prospettiva di ripresa e di ulteriore sviluppo del business della società”
Nell’attuale situazione “anche solo ipotizzando che i volumi di movimenti nell’anno in corso restino in linea con quelli del 2018 la perdita di bilancio al 3 dicembre 2019 sarebbe di 3,5 milioni di euro”, si legge nella lettera.
Concetto comunque ribadito da Deiana, presidente dell’Authority sarda: “Quello che Cagliari e l’intera Sardegna stanno attraversando è un momento di transizione molto delicato”. Chiaro che il porto canale non è chiuso, ma di fatto non c’è una nave, le gru son ferme e i container non arrivano.
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