Dal 1 luglio, il taglio delle accise (-40%) per rilanciare qualità e produzione artigianale. 30 le realtà brassicole che in Sardegna sfrutteranno il provvedimento che consente di risparmiare sulle tasse. Mameli (Confartigianato Sardegna): “Provvedimento
importante ma nell’Isola manca un’azione coordinata di promozione e sviluppo che tuteli il vero prodotto artigiano”.
Sono 30 i birrifici artigiani della Sardegna che il prossimo 1° luglio, stappando una spumeggiante “bionda”, potranno festeggiare la riduzione del 40% delle accise su ogni ettolitro prodotto.
La novità, riservata ai piccoli birrifici con produzione non superiore
ai 10mila ettolitri, è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2019.
Lo stesso provvedimento prevede anche che la birra venga tassata al
momento della immissione al consumo ovvero nel momento dell’uscita del
prodotto dal magazzino per essere venduto. Novità fondamentale,
questa, perché prima, al contrario, il prodotto veniva tassato
direttamente nella fase di produzione del mosto, “a monte” della fase
di fermentazione dalla quale sarebbe poi scaturita la birra, con un
evidente anticipo della tassazione a molti “giorni” rispetto al
momento della vera produzione e, soprattutto, tassando anche quella
parte di prodotto che, alla fine del ciclo produttivo, veniva
scartato.
“Questo risultato consentirà ai birrifici artigianali – commenta
Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese
Sardegna – di poter aumentare la loro capacità produttiva e la loro
competitività nei confronti dei principali competitors europei che già
usufruiscono nei loro Paesi di un regime agevolato della tassazione”.
“Il legislatore, grazie anche all’attività della nostra Associazione –
continua Mameli – ha recepito la necessità di prevedere specifici
interventi normativi per abbattere alcuni ostacoli, sia di natura
fiscale che burocratica”. “Ricordiamo che la Regione Sardegna, nella
Manovra Finanziaria di 2 anni fa – sottolinea il Segretario –
certificò l’importanza delle imprese birrarie della Sardegna,
approvando un emendamento che stanziò 100mila euro per gli
investimenti nei mircobirrifici quasi a “ristorare” della quota in
accise a carico delle piccole aziende brassicole. Ancora, tuttavia,
siamo in attesa di un bando regionale ad hoc”.
Secondo alcuni calcoli effettuati, i birrifici potranno tagliare circa
20 centesimi di euro per ogni litro di birra prodotto, con un
risparmio medio che va dai 10 a 15 mila euro, un gruzzoletto che le
microrealtà potranno utilizzare per l’acquisto di macchinari oppure in
ricerca, formazione e comunicazione.
IPA, blanche, stout, trappista ma anche IGA (Italian Grape Ale). Per
ogni pasto, palato, umore ed esigenza c’è una birra diversa e, per
appagare la propria sete, i sardi si sono messi all’opera. A dispetto
del peso delle accise e della concorrenza dei grandi produttori
internazionali, l’universo della birra anche nella nostra regione
negli ultimi cinque anni si è espanso a velocità crescente e, con
esso, il numero delle aziende produttrici e degli addetti. I dati del
settore in Sardegna, rielaborati dell’Ufficio Studi di Confartigianato
Sardegna, su fonte UnionCamere-Infocamere del 2017, parlano di 30
imprese di cui 6 giovanili e 2 femminili, con una crescita del settore
del 130% (+17 realtà), passato dalle 13 attività del 2012 alle attuali
30.
A livello territoriale, 12 sono in provincia di Cagliari (erano 6 nel
2012), 7 a Nuoro (2 nel 2012), 7 a Sassari (4 nel 2012) e4 a Oristano
(1 realtà nel 2012).
Come certificano questi dati, il settore in Sardegna cresce di giorno
in giorno. Un mondo, quello dei piccoli birrifici, che arricchisce il
territorio sardo, dove qualità e artigianato sono le coordinate
fondamentali in cui s’inseriscono metodo di lavorazione, materie prime
impiegate nonché professionalità, passione ed eccezionale competenza
dei maestri birrai artigiani, pluripremiati in giro per l’Europa.
Quindi, un vero e proprio fenomeno culturale e un settore in
espansione, ricco di opportunità e buone prospettive, che
Confartigianato Imprese Sardegna ritiene sia il volano di una crescita
di filiera, evoluta e dinamica, con impatti e ricadute benefiche
trasversali che vanno dal mondo dei coltivatori sino all’indotto del
turismo enogastronomico ed esperienziale.
Per Confartigianato Imprese Sardegna, sarà possibile vincere la sfida
del mercato se l’intero sistema locale (birrifici, altri produttori
dell’alimentare, ristoratori, commercianti ma anche consumatori),
riusciranno insieme a valorizzare le birre artigianali abbinandole
alla grande varietà e qualità dei prodotti alimentari sardi e alla
Sardegna in generale, anche con un intervento regionale che dia
ulteriore slancio al comparto.
“Crediamo ci sia fortemente bisogno di un provvedimento che, lavorando
in un’ottica di promozione coordinata e di incentivi allo sviluppo,
tuteli e valorizzi i birrifici artigianali esistenti – continua
Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese
Sardegna – il fatto che si utilizzi il termine “artigianale” dovrebbe
portare il ragionamento sulla normativa che regolamenta il settore
artigiano”. “Oggi – conclude – l’impresa birraria soffre la
concorrenza delle produzioni industriali che, con ingenti investimenti
di marketing provano a dare un “tocco” di artigianalità a prodotti che
artigianali non sono”.
Secondo Confartigianato Sardegna, quindi “occorre presidiare il
comparto attraverso diverse azioni. Ad esempio inserendo le birre fra
i prodotti da promuovere all’interno dei programmi regionali per
l’internazionalizzazione. Oppure incentivando la partecipazione delle
imprese brassicole sarde alle iniziative di settore, come il Beer&Food
Attraction di Rimini o coordinando e rendendo più efficace il
cartellone regionale degli eventi legati al mondo della birra,
investendo anche nella visibilità delle birre artigianali sarde”.
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