Stop alla vendita bombe all’Arabia Saudita. Il Parlamento ha dato il via libera a una mozione (primo firmatario Pino Cabras, deputato sardo del Movimento 5 Stelle) che impegna il Governo ad “adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen”.
La polemica sulle bombe vendute all’Arabia Saudita, impegnata nel sanguinoso conflitto nello Yemen, riguarda la Sardegna, dove si trova (a Domusnovas) la fabbrica degli ordigni della Rwm.
“Sono molto contento dell’approvazione – oggi alla Camera dei deputati – della mozione di maggioranza sull’export di armi all’Arabia Saudita e agli Emirati, di cui sono primo firmatario. Per non far prevalere un interesse lobbystico basta un rispetto più rigoroso dell’articolo 11 della Costituzione e considerare reato internazionale la guerra di aggressione e di conquista e riconoscere il diritto delle popolazioni aggredite ad essere risarcite dal Paese o dai Paesi aggressori. Il passo di oggi può portarci lontano”.
“Dopo 4 lunghi e difficili anni di solitaria denuncia dei traffici di bombe dalla Sardegna verso l’Arabia Saudita oggi il parlamento ha approvato la mozione che impegna il governo a bloccare quelle vendite di bombe”, ha scritto Mauro Pili, “il Parlamento italiano arriva per ultimo, dopo il parlamento europeo, la corte del Regno Unito, il senato americano, la Grecia, l’Olanda ect. Si tratta”, conclude, “di un risultato tardivo ma importante seguito alle denunce e all’inchiesta che ho portato avanti, contro le lobby della morte e delle armi”.
Secondo le Nazioni Unite quasi l’80 per cento della popolazione yemenita ha bisogno di assistenza o protezione umanitaria. A causa del conflitto, oltre 24 milioni di persone su una popolazione totale di 28 non hanno cibo sufficiente, 9,6 milioni sono sull’orlo della carestia e 240 mila si trovano nella cosiddetta «fase cinque», ossia sopravvivono a malapena alla fame. Dall’inizio del conflitto, oltre tre milioni e 300 mila yemeniti hanno lasciato le loro case, 600 mila nel solo 2018.
Secondo una recente nota diffusa dall’Unicef in occasione della conferenza di Ginevra dei Paesi donatori sulla crisi dello Yemen, 11,3 milioni di bambini, pari all’80 per cento di tutti quelli nel Paese, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Di questi, 1,8 milioni soffrono di malnutrizione acuta, fra cui circa 360.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave. Secondo Unicef, almeno 2 milioni non vanno a scuola e 8,1 milioni non hanno accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari.
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