Arriva in Consiglio regionale la prima proposta di legge del gruppo sardo del Movimento 5 Stelle, capeggiato da Desirè Manca, dedicata ai celiaci “costretti a fare i conti con la spesa ‘gluten free'”. La Sardegna è la regione italiana con la percentuale di celiachia maggiore rispetto alla sua popolazione (0,44%). È questo il dato che emerge dalla più recente Relazione annuale al Parlamento. Nel 2017 nell’Isola sono stati stimati 7.290 celiaci, di cui 1.834 maschi e 5.456 femmine. Bambini, adulti, anziani, per i quali l’unica cura attualmente disponibile è l’esclusione dalla propria dieta di tutti gli alimenti contenenti glutine, o la sostituzione con prodotti alimentari appositamente formulati per celiaci, “dai costi non proprio popolari”. E allora, che fare? “Il sistema regionale sardo di erogazione dei buoni per i celiaci risulta di gran lunga superato. Soprattutto se paragonato a modelli tecnologicamente all’avanguardia come quelli adottati da altre Regioni, in particolare la Lombardia.
I grillini propongono “un miglioramento delle condizioni di vita dei tanti sardi affetti da celiachia e allo stesso tempo punta a consentire un effettivo risparmio agli assistiti dal Servizio sanitario nazionale che ancora oggi hanno a che fare con gli scomodi buoni acquisto cartacei, da spendere in un’unica soluzione nelle farmacie o nei negozi specializzati convenzionati, in cui i prezzi sono decisamente più alti rispetto a quelli proposti dalla grande distribuzione organizzata. Se la legge dovesse passare”, spiega la Manca, “gli assistiti dal sistema sanitario nazionale potranno finalmente utilizzare la tessera sanitaria per la loro spesa (che funzionerebbe come una sorta di carta di credito in cui verrebbe caricato un budget mensile). Non solo: gli alimenti per celiaci potranno essere comodamente comprati anche nei supermercati a costi talvolta notevolmente più bassi. Ciascun assistito in tutta Italia ha oggi diritto a un contributo che va da un minimo di 56 euro al mese a un massimo di 124, e varia a seconda del sesso e dell’età. Con questa proposta di legge il Gruppo M5S si pone l’ambizioso raggiungimento di un duplice obbiettivo: il miglioramento della qualità di vita degli assistiti e razionalizzazione della spesa sanitaria regionale. Grazie alla dematerializzazione del buono spesa e alla gestione informatizzata dell’intero processo si consentirebbe infatti a Regione e Ats un più efficiente monitoraggio dell’andamento del costo dei prodotti senza glutine e una migliore tracciabilità delle operazioni connesse all’utilizzo dei buoni. Per quanto concerne i costi invece: la proposta di legge prevede una spesa di un milione di euro per il 2019 e di 250mila per ciascuno degli anni successivi (2020 e 2021). Spese alle quali si potrebbe far fronte mediante corrispondente quota delle risorse europee disponibili”.
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