La vita di Silvia Putzolu, 31enne cagliaritana, viene stravolta, pian piano, dalla cecità, sin da quando è poco più che una bambina. I suoi occhi non possono più “raccontarle” le bellezze e le bruttezze del mondo da quando ha diciotto anni. Ma lei, con una grinta che viene moltiplicata all’infinito – tipico di chi ha a che fare con ostacoli permanenti – spunta fuori come un tornado sin dalle scuole superiori. Il diploma in tasca, poi la sfida universitaria. Vinta: “Mi sono laureata in Giurisprudenza con novantotto su centodieci”. Una studentessa-lavoratrice, la Putzolu: “Ho lavorato sin dal 2012 come centralinista ad Ancona e, a febbraio 2015, sono stata trasferita al Brotzu di Cagliari”. Stesso lavoro “e contratto a tempo indeterminato”. Una situazione lavorativa pari all’acqua nel deserto, di questi tempi. Ma la trentunenne, di stare a rispondere a un telefono e fornire informazioni o consigli agli utenti dell’ospedale, non sembra averne voglia ancora per molto. Non perchè il suo non sia un lavoro sicuro, ci mancherebbe, ma sempre per quella questione della grinta che la spinge verso obbiettivi sempre più alti.
“Tra dieci anni spero di essere un’avvocato e di diventare magistrato, è il mio sogno nel cassetto”, confessa la Putzolu. Nella sua vita c’è spazio anche per “Anacleto, il mio cane guida, arriva direttamente dalla scuola dei cani guida di Scandicci, in Toscana. Lui mi ha risolto molti problemi”, soprattutto in una città come Cagliari, “per noi ciechi ancora piena di barriere”. Sogni e sfide di una ragazza normalissima, la 31enne lo fa capire sia con la sua determinazione sia con la sua parlantina veloce e sciolta: “Faccio shopping, esco con gli amici e vado al mare, in ristorante e, quando posso, viaggio. Oltre a una grande passione per gli animali. Ho sempre condotto una vita normale”. E dalle sue parole, scandite in maniera decisa e convincente, traspare pienamente la verità. Quella che, in un domani non troppo lontano, vuole far trionfare all’interno delle aule dei tribunali.
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