È stato il bambino di 11 anni – e non 12 come appreso inizialmente – a chiedere aiuto ai carabinieri, con una telefonata al 112, dopo essere stato segregato in casa dai genitori in una villetta della Costa Smeralda. “Vi ho chiamato perché volevo parlare con mia zia. I miei sono andati a una festa e mi hanno chiuso nella mia cameretta, come fanno di solito”, ha detto il piccolo usando il cellulare che la coppia gli aveva lasciato togliendo però la carta sim, ma le chiamate di emergenze partono comunque. L’operatore del 112 ha capito che non si trattava di uno scherzo, e ha inviato sul posto una pattuglia. I militari hanno prima liberato il bambino e poi contattato i genitori, che sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.
Botte, soprusi e minacce, umiliazioni. Tutte le violenze subite dal bambino segregato in casa dai genitori sono racchiuse in un diario che il piccolo ha consegnato ieri ai carabinieri, quando lo hanno liberato. Nelle sue memorie personali ha annotato ogni episodio con una lucidità sorprendente, sottolineano gli investigatori dell’Arma. In quelle pagine, ora in mano agli inquirenti, sono scritte le accuse, ovviamente da verificare, nei confronti dei genitori. Il bambino ha anche mostrato ai carabinieri un tubo di gomma, lungo circa 1,5 metri, che il padre, 47 anni, e la mamma, di 43, tenevano nascosto sotto i cuscini del divano per poi usarlo per picchiare il loro figlio.
Era una casa degli orrori la villetta in Costa Smeralda dove il bambino di 11 anni veniva tenuto segregato dai genitori, che sono stati arrestati per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Quando i carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, guidati dal colonnello Alberto Cicognani, sono arrivati nella casa vicino ad Arzachena, hanno trovato il piccolo chiuso a chiave nella sua stanza, con la maniglia smontata in modo che non potesse nemmeno tentare di liberarsi. Era segregato al buio, con la finestra chiusa e anche qui la maniglia smontata. Nella sua cameretta non c’era nemmeno il letto: sotto la tipica struttura a ponte, c’era solo un buco senza rete e senza materasso. In un angolo della stanza c’era un grande secchio blu, dove il bambino poteva fare i bisogni.
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