L’Ispettorato del Lavoro di Cagliari e Oristano ha avviato nelle ultime settimane una serie di controlli mirati a intercettare le ipotesi di truffa aggravata poste in essere da soggetti percettori del reddito di cittadinanza che lavorano in nero.
Sono già otto, in pochi giorni, i casi accertati da parte degli ispettori, incrociando i dati delle ispezioni effettuate con quelli della banca dati Inps che contiene l’elenco dei percettori del reddito di cittadinanza. Per tutti questi casi (sei dei quali riguardano il settore edile) si procederà alla segnalazione circostanziata all’Inps per i provvedimenti di competenza in merito alla erogazione del reddito, nonché alla segnalazione della notizia di reato alla Procura della Repubblica competente per territorio in base alla residenza del lavoratore.
Il lavoratore in nero che percepisce il beneficio del reddito rischia infatti l’incriminazione per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, per il fatto di aver taciuto l’esistenza del suo rapporto di lavoro al momento della presentazione dell’istanza per ottenere il reddito, o (ipotesi più frequente a verificarsi) per non aver comunicato la successiva instaurazione del rapporto di lavoro all’Inps, dopo la concessione del beneficio. In caso di condanna è prevista per il lavoratore in nero la reclusione fino a sei anni e la revoca del reddito di cittadinanza, con l’obbligo di restituire tutto quanto percepito, oltre all’impossibilità di richiedere il sussidio prima che siano decorsi dieci anni dalla condanna.
È disposta invece la semplice decadenza dal beneficio del reddito di cittadinanza nel caso in cui si accerti che il lavoratore in nero, pur non essendo egli direttamente percettore del reddito, fa tuttavia parte del nucleo familiare di un soggetto che ne beneficia.
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