Nell’ambito delle attività di contrasto all’evasione fiscale, le fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cagliari hanno concluso due verifiche fiscali nei confronti di altrettante società operanti nel settore agricolo e della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Tale attività ispettiva rappresenta una delle prime applicazioni in Sardegna della disciplina dell’indeducibilità dei “costi da reato”.
Difatti le attività di verifica muovono i loro passi da pregresse indagini eseguite ad opera dei finanzieri cagliaritani a seguito delle quali i titolari delle attività commerciali ispezionate erano stati segnalati all’autorità Giudiziaria per i reati, tra gli altri, di truffa aggravata e dichiarazione infedele.
Le attività investigative eseguite avevano, infatti, permesso di appurare che le società agricole ispezionate hanno ricevuto cospicui ed indebiti incentivi pubblici derivanti dall’attività di produzione di energia elettrica realizzata attraverso gli impianti fotovoltaici installati su serre, conseguendo, inoltre, ricavi esclusivamente dalla produzione di energia elettrica, ma applicando, indebitamente, il regime di tassazione previsto per l’attività agricola.
In conseguenza delle risultanze delle investigazioni, le fiamme gialle hanno proseguito l’approfondimento della posizione fiscale dei soggetti controllati a norma dell’articolo 8 del Decreto Legge 16/2012, il quale prevede che i costi e le spese per beni o prestazioni di servizio direttamente utilizzabili per attività qualificabili come reato non colposo – una volta che sia stata esercitata l’azione penale – non sono ammessi in deduzione sul reddito da sottoporre a tassazione.
Gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno quindi esaminato con analiticità e sistematicità le intere contabilità aziendali, ricostruendo la reale situazione economica dei soggetti verificati ed imputando, correttamente, le singole voci di spesa e di ricavi, secondo le ordinarie regole previste per i redditi d’impresa, sia al fine della corretta determinazione dei costi da reato dedotti, sia in considerazione della circostanza che le società ispezionate, anche per l’anno 2017, pur avendo conseguito un reddito d’impresa, hanno continuato a presentare la dichiarazione annuale, ai fini delle imposte dirette, fruendo indebitamente delle agevolazioni fiscali previste per il settore agricolo.
La complessiva azione di controllo ha consentito, in sintesi, di rilevare che, nelle annualità d’imposta dal 2013 al 2017, le imprese ispezionate hanno sottratto a tassazione basi imponibili ai fini delle imposte sui redditi delle società per più di 14.000.000 di euro, di cui oltre 6 milioni costituenti costi che, essendo riconducibili alla commissione di condotte illecite, sono stati considerati non deducibili e quindi costituenti elementi da dichiarare e sottoporre a tassazione.
L’operato dei finanzieri ha altresì portato alla constatazione dell’omessa dichiarazione di base imponibile ai fini I.R.A.P per 7,8 milioni di euro, oltre che il mancato versamento di 63.428 euro di ritenute previdenziali e violazioni formali nella tenuta della contabilità aziendale.
Le rivenienti dell’attività di verifica sono ora rimesse al vaglio dell’Agenzia delle Entrate.
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