L’ultimo episodio risale a tre giorni fa: quattro bottigliette da mezzo litro piene di sabbia sequestrate a una coppia di veneti dalle guardie ambientali nella spiaggia di Porto Giunco, a Villasimius. Ma il bilancio 2019 dei furti o tentati furti tra granelli di arenile, pietre e conchiglie nell’Area Marina protetta di Carbonara rischia di avvicinarsi alla tonnellata. Tra maggio e giugno 180 chili.
A luglio il record di 400, e ad agosto, come inizio, non c’è male: 220. Totale 800 chili in quattro mesi. “L’anno scorso – racconta Fabrizio Atzori, presidente dell’Area Marina protetta – siamo arrivati complessivamente a circa 500 chili. È un fenomeno in crescita ma, su questo fronte, noi siamo sul campo da alcuni anni”. Una linea morbida: molta attenzione e tanti controlli, ma senza punizioni o multe. “Preferiamo spiegare e convincere le persone – precisa Atzori – farle diventare nostre alleate affinché si sparga la voce. Una linea che sta portando buoni frutti: quest’estate due persone hanno restituito spontaneamente sabbia e conchiglie.
Ma riceviamo diverse telefonate di turisti pentiti che si sentono in colpa. E ci chiedono di rendere quello che è stato portato via. Ci dicono: ‘non lo sapevamo’. E noi continuiamo a informare e a convincere”. Anche con gesti simbolici: la scorsa estate, in occasione del ventennale dell’Amp, erano stati i bambini, schierati sulla battigia, a restituire al mare ciò che era stato rubato. “L’abbiamo scritto anche in un post – ricorda il presidente Atzori – non abbiamo bisogno di grandi protocolli d’intesa, noi agiamo sul campo senza soste.
E lo facciamo da tempo, anche quando il tema non era ‘di moda’. Facciamo lo stesso anche contro la plastica. Non da questa estate, ma dal 2012”.
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