“Un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare”. E’ il j’accuse lanciato dal premier Giuseppe Conte, in un lungo post su Facebook, al ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso della nave Open Arms. Post dove viene riportata per interno la lettera inviata da Conte a Salvini. “Come ho sempre pubblicamente rappresentato – prosegue Conte – il tema dell’immigrazione è un tema complesso. Il caso della nave Open Arms domina ormai le prime pagine dei giornali. Sono costretto a constatare che anche la corrispondenza d’ufficio tra la Presidenza del Consiglio e il Viminale viene poi riportata sui giornali e allora tanto vale renderla pubblica all’origine, per migliore trasparenza anche nei confronti dei cittadini”.
“La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare ‘slabbrature istituzionali’, che a tratti sono diventati veri e propri ‘strappi istituzionali'”, punta il dito il premier, che continua: “Per queste ragioni mi sono ritrovato costretto a intervenire varie volte – l’ho fatto perlopiù riservatamente – non per l’ansia di contrappormi politicamente alle tue iniziative, ma per la necessità di rivendicare l’applicazione del principio di ‘leale collaborazione’, che è fondamentale per il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche”.
“Con mia enorme sorpresa, – aggiunge Conte – ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo. Comprendo la tua fedele e ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula ‘porti chiusi’“.
“Siamo ormai agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo. Abbiamo lavorato fianco a fianco per molti mesi e ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità del ruolo che ricopriamo e la sensibilità per le istituzioni che rappresentiamo”, scrive ancora Conte, che sul comportamento di Salvini relativo a Open Arms sottolinea: “Sei un leader politico e sei legittimamente proteso a incrementare costantemente i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa“.
Sui migranti, continua il premier, “mi batterò sino all’ultimo giorno perché si affermi un meccanismo europeo, da applicare in via pressoché automatica, per operare una redistribuzione che veda tutti i Paesi dell’Unione pienamente coinvolti, in modo da evitare che i Paesi di primo sbarco, come l’Italia, siano abbandonati a se stessi”.
“Pur in attesa che si attui questo meccanismo europeo – prosegue – sono sempre personalmente intervenuto, con gli altri Paesi europei, per pretendere e ottenere una redistribuzione dei migranti che sono sbarcati nei nostri porti. E a questo proposito dobbiamo dare atto che sia la Commissione europea sia alcuni leader europei ci hanno sempre teso la mano per sbloccare situazioni emergenziali”.
“Abbiamo chilometri di coste e siamo a una manciata di ore di navigazione dall’Africa e dal Medio Oriente. Da ultimo tu stesso hai constatato come è difficile contrastare i quotidiani, minuti sbarchi clandestini. Non possiamo agire da soli. Dobbiamo continuare a insistere in Europa, come peraltro hai fatto Tu, di recente a Helsinki. E’ questa la direzione giusta. E poi non oscuriamo quello che abbiamo fatto di buono”.
“Se mai – aggiunge – rammarichiamoci per quello che ci riproponevamo di ottenere e ancora non abbiamo ottenuto. Un ultimo aggiornamento sulla vicenda Open Arms. Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano”.
“Questo – scrive ancora – è il momento di insistere in direzione di una soluzione sempre più europea, altrimenti l’Italia si ritroverà completamente isolata in una situazione che diventerà, nuovamente, via via sempre più ingestibile. La nuova Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nei colloqui sin qui avuti, mi è sembrata molto determinata a percorrere questa strada e a darci una mano risolutiva”. “In definitiva – dice -, se davvero vogliamo proteggere i nostri ‘interessi nazionali’, non possiamo limitarci a esibire posizioni di assoluta intransigenza“.l
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