Matteo Salvini sale oggi al Colle per le consultazioni indette da Sergio Mattarella in seguito alla crisi di governo da lui stesso innescata a inizio mese. Il segretario leghista sarà accompagnato dai due capigruppo, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, e riferirà al capo dello Stato quanto già anticipato in pubblico: ovvero che la Lega vuole “elezioni subito”. E’ questa la linea granitica che fa trapelare il partito di via Bellerio. Anche se non è escluso alcuno scenario vista la fluidità della situazione politica.
I sospetti su Forza Italia
In primo luogo, diversamente dal marzo 2018, la Lega si presenterà da sola alle consultazioni e non con Forza Italia e Fratelli d’Italia. A chi ne chiedeva i motivi, Salvini si è limitato ad appellarsi al tempo che passa: “Siamo ad agosto 2019; e non a marzo 2018”. Dopodiché, ha aggiunto il segretario leghista, con riferimento a FI e FdI, “quasi sicuramente tutti chiederemo di andare al voto” anticipato in autunno. E in quel ‘quasi’ sta il problema. Salvini – viene riferito – non è sicuro del comportamento di FI e nutre molti dubbi che una parte degli azzurri possa andare in soccorso a sostegno della formazione di un eventuale governo Pd-M5s.
L’area incriminata è quella che fa capo a Mara Carfagna, con la quale il ‘capitano’ non avrebbe instaurato un feeling particolare. Fonti qualificate di FI però assicurano che il partito chiederà il voto anticipato a Mattarella. E spiegano che la diffidenza è reciproca: Silvio Berlusconi sta chiedendo un accordo politico molto netto a Salvini e lui sta tergiversando.
Ieri Salvini è apparso più tranquillo e sicuro di sè, dopo la giornata difficile di martedì, quando in Senato ha dovuto ‘parare i colpi’ di Giuseppe Conte. Nel barometro giornaliero redatto dai leghisti, la percentuale che questa crisi possa risolversi con un voto anticipato si è improvvisamente alzata. Curioso ciò avvenga nel giorno in cui è stata avviata formalmente la trattativa tra Pd e M5s con la decisione della direzione del Pd. Ma anche in ambienti parlamentari M5s l’ipotesi del voto non viene del tutto scartata, per le difficoltà che la formazione di esecutivo di tale natura avrebbe e per alcune perplessità che nutrirebbe Luigi Di Maio.
Salvini, quindi, dirà a Mattarella che la Lega vuole andare al voto subito, ma il segretario leghista non chiuderà la porta tenuta aperta ieri ai 5 stelle con il ritiro della mozione di sfiducia a Conte. Si tratta di una strada quasi impraticabile – viene riconosciuto nel partito di via Bellerio – ma ieri Salvini ha lasciato un margine e non avrebbe senso chiuderlo ora.
La porta della Lega è invece chiusa all’ipotesi di un governo istituzionale che traghetti il Paese al voto nel 2020. Salvini lo ha detto chiaramente in conferenza stampa ai cronisti. E avrebbe ricevuto in questo senso garanzie direttamente dal Colle: o si forma un governo politico forte e di legislatura o si va a votare subito. Ritengo che la scelta sia tra un “governo forte, omogeneo o il voto. Mi sembra in primis che sia il presidente Mattarella a escludere ‘governini'”, ha chiarito Salvini.
Il Carroccio già al lavoro sulla manovra
Intanto è andata in scena l’unità ritrovata della Lega attorno al suo capo. Dopo la riunione a porte chiuse, tutti i deputati si sono trasferiti in massa in piazza Montecitorio dare ai cronisti l’immagine di un partito “unito e compatto”. Siparietto tra Salvini e Giorgetti, che hanno scherzato sulle critiche espresse nei giorni scorsi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio sui tempi scelti da Salvini. Poi il segretario leghista ha annunciato la manovra cui sta lavorando il partito: vale 50 miliardi di euro e peserebbe sul deficit “ampiamente sotto il 3%” nel rapporto con il Pil 2020.
I contatti con M5s non si sono mai interrotti
I contatti tra gli sherpa dei due partiti, M5s e Lega, non si sono mai interrotti, anche se non ve ne sarebbero stati tra i rispettivi leader, Di Maio e Salvini. Una parte del Movimento 5 stelle non sarebbe così contraria – spiegano fonti parlamentari di entrambi i partiti – a un riavvicinamento, viste anche le perplessità attorno a un’alleanza con il Pd e, in particolare, alla figura ingombrante di Matteo Renzi. Ma i 5 stelle vorrebbero un esecutivo di legislatura mentre quello che la Lega offre è di respiro più corto.
Salvini lo ha detto in aula al Senato, e Giorgetti lo avrebbe confermato agli interlocutori: taglio dei parlamentari, manovra e poi voto. Certamente, contrario a quest’ipotesi di riedizione dell’alleanza è Conte. Il presidente del Consiglio si è sfilato con il gesto di martedì e il suo interesse sarebbe di ritornare alla carriera universitaria. In ogni modo si tratta di una via strettissima, come ancora in fieri sembra quella dell’alleanza con il Pd.
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