Proseguono le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Con l’arrivo della delegazione di Fratelli d’Italia guidata da Giorgia Meloni prende il via il secondo giorno di incontro. Il Capo dello Stato dopo Fdi riceverà alle 11 il Partito Democratico e alle 12 la delegazione di Forza Italia.
Le consultazioni di Mattarella riprenderanno poi nel pomeriggio alle 16 con la delegazione della Lega e infine alle 17 sarà la volta del Movimento Cinque Stelle.
Con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è partita ieri la prima giornata, poi è entrato il presidente della Camera Roberto Fico. A seguire i colloqui con i gruppi parlamentari, a partire dal Gruppo delle Autonomie (Svp, Patt e Uv) del Senato il quale si è detto “disponibile a sostenere un governo” con maggioranza incentrata su M5s e Pd che si dovesse formare, se esso avrà “una forte impronta europeista”, anche perché le elezioni rischiano di portare all’esercizio provvisorio e all’aumento dell’Iva, hanno detto la presidente del Gruppo Julia Unterberger e il vice Albert Laniece.
Il gruppo misto del Senato, pur avendo in sé varie componenti, concorda nel giudicare “pericoloso precipitare il Pese” alle urne e auspica la nascita di “un governo non breve, non di transizione, ma un governo politico”. Lo ha detto la presidente del gruppo misto di Palazzo Madama, Loredana de Petris, dopo le consultazioni con il presidente Sergio Mattarella. Insieme a de Petris erano presenti al colloqui Piero Grasso, Emma Bonino e Riccardo Nencini. “Serve un governo – ha affermato Bonino – di totale alternativa politica e programmatica rispetto a quello finora visto”. “Il governo avrà il compito di fare ma anche di disfare – ha aggiunto – mi riferisco al decreto sicurezza bis, alla questione migranti, allo sperpero di fondi pubblici: un autorevole governo del fare e del disfare”.
Inoltre Mattarella ha avuto un colloquio telefonico con Napolitano, che in questi giorni non è a Roma.
Uscito di scena Giuseppe Conte e messo all’angolo Matteo Salvini, il Pd fa la prima mossa per avviare la trattativa. Ed è una mossa pesante che fa capire quanto potrebbe essere complicata la mediazione per un’intesa con i Cinque stelle. Obiettivo unico, un governo di legislatura. Altrimenti si torna al voto. Riunito per un’ora al Nazareno, il partito affida al suo leader il mandato a negoziare: sarà Nicola Zingaretti a verificare se ci sono le condizioni per “un governo di svolta” e in “discontinuità” col precedente. A sancirlo, un voto per acclamazione e all’unanimità espresso dalla direzione, come non succedeva da sei anni. Ma perché ci sia discontinuità, non deve esserci Conte. “Non vogliamo e non possiamo entrare in un governo che propone il Conte bis”, assicura Zingaretti. E alza la posta: “Bisogna dare vita a nuovo governo cioè una nuova squadra, però unito intorno al programma”. Aggiunge perentorio: “No ad accordicchi sotto banco”. Ma si sfila dalla corsa perché ha già “due impegni gravosi e li mantengo”, assicura sgombrando il campo di una sua candidatura diretta a palazzo Chigi. La novità arriva nel giorno in cui al Quirinale iniziano le consultazioni.
Nel pomeriggio a colloquio con il capo dello Stato, sono i presidenti di Camera e Senato, il gruppo delle Autonomie e il Misto. Tra 24 ore toccherà ai big. Pronti a un nuovo governo entrambi i gruppi parlamentari. Ma le Autonomie dicono sì a un secondo mandato di Conte, con una maggioranza M5s-Pd, mentre gli altri chiedono un “esecutivo politico e non di transizione”, precisano i senatori Pietro Grasso, Loredana De Petris ed Emma Bonino, convinti che “ci possono essere le condizioni, se noi, M5s, Pd si fa uno sforzo” per superare l’esperienza gialloverde. Nel frattempo continuano e si rafforzano le telefonate e i contatti tra i Dem e gli uomini di Luigi Di Maio. Non lo nega Graziano Delrio: “È chiaro che ci sono dei contatti. Io non sono abituato a dire bugie, sono cose molto all’ordine del giorno”, ammette il capogruppo Pd alla Camera, a Skytg24. Nel Movimento bocche cucite, mentre proseguono gli incontri interni. A Montecitorio prima il faccia a faccia del capo politico con i due capigruppo di Camera e Senato, poi con quelli delle commissioni. Il M5s quindi rimanda le parole a domani, dopo le consultazioni. Silenzio pure sul veto di Zingaretti sull’avvocato del popolo. Solo il sottosegretario Stefano Buffagni interviene e sembra sminuire il ‘niet’: “Beh, 20 giorni fa Zingaretti aveva detto no ai 5S..”, si limita a dire.
Di certo al Nazareno le idee sembrano chiare e tutti ricompattati attorno al segretario. E’ un Zingaretti sorridente che parla a fine direzione: “Sono molto contento e molto soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato”, è la sua premessa. Poi insiste sui 5 punti programmatici: tanti quelli elencati nella sua relazione, intesi come i paletti che i Dem fissano in vista di un governo giallorosso. Ossia appartenenza leale all’Unione europea, centralità del Parlamento, sostenibilità ambientale, cambio nelle politiche migratorie, svolta delle ricette economiche e sociali. Sulle proposte i 5S fanno sapere che sono molto generiche e sembrano quasi prese da un manifesto dei 5 Stelle. Nel giorno in cui il Pd gongola per avere ora “il pallino in mano”, Salvini attacca l’inciucio Pd-M5s: “Sono passati in una settimana dalla Lega a Renzi…Che stomaco che hanno!”. Ma poi rilancia sulla manovra anche per segnare la differenza con i due forse futuri alleati: “Gli altri in queste ore parlano di posti, di poltrone. Noi di manovra, di come tagliare le tasse e aiutare gli italiani”. E sulla legge di bilancio aggiunge: “L’abbiamo pronta, una manovra da 50 miliardi”, annuncia sotto il sole dell’una davanti a Montecitorio. Tutt’intorno, alcuni parlamentari della Lega e anche il numero due Giorgetti. Una piccola claque che si chiude con un siparietto con il sottosegretario per mostrare, a favore di telecamere, che tra i due pace è fatta ed è stato solo “un polverone”.
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