Il dado è tratto. Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera, rompe gli indugi e annuncia l’avvio di una inchiesta formale di impeachment per il presidente Donald Trump. Una bomba lanciata sulla campagna elettorale per le elezioni presidenziali del novembre 2020 destinata ad essere forse la più divisiva della storia americana.
Pelosi, terza carica dello stato, prende la decisione dopo mesi e mesi di resistenze, quando già parte del suo partito premeva per il grande passo, legando la richiesta alle indagini sul Russiagate condotte dal procuratore speciale Robert Mueller.
Non convinta che quella fosse la strategia giusta, Pelosi è riuscita a domare quella crescente voglia di messa in stato di accusa del presidente, convinta che potesse tramutarsi in un boomerang per i democratici. Ma ora, di fronte al caso Ucraina e all’ammissione del tycoon di aver fatto pressioni su Kiev per indagare il figlio di Joe Biden, la veterana senatrice californiana non ha ha avuto più scelta. Trump viene accusato di aver cercato di “arruolare” un governo straniero al fine di ricevere un aiuto politico utile alla sua rielezione: quello di colpire il suo più probabile avversario alle urne, l’ex vicepresidente Biden appunto. Non solo: Trump è accusato di non aver voluto collaborare con il Congresso che chiedeva chiarezza sulla famigerata telefonata del 24 luglio scorso al leader ucraino Voldymyr Zelensky, quando almeno otto volte avrebbe chiesto di indagare per corruzione sulla società nel cui board sedeva il figlio dell’ex braccio dell’ex numero due dell’amministrazione Obama. “Il presidente deve essere ritenuto responsabile” per il “suo tradimento alla sicurezza nazionale e all’integrità delle nostre elezioni”, ha detto Pelosi in una breve dichiarazione rilasciata davanti alle telecamere di Capitol Hill, la sede del Congresso, dopo aver annunciato la decisione ai vertici dei dem.
Donald Trump aveva lasciato da qualche ora il Palazzo di Vetro dove era intervenuto davanti ai leader mondiali dal palco dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Meno vivace e aggressivo del solito, forse un presagio di quanto stava accadendo. La sua amarezza, come al solito, è affidata ad un tweet: “Un giorno così importante alle Nazioni Unite, un così grande lavoro e un così grande successo, e i democratici deliberatamente dovevano rovinare e sminuirlo con altre breaking news, con la spazzatura di una caccia alle streghe. Che brutta cosa per il nostro Paese!”. Trump parla di “molestie ai danni del presidente”, di “caccia alle streghe quando non hanno neanche visto la trascrizione” della telefonata con il leader dell’Ucraina. Poi nomina uno a uno quelli che ritiene i responsabili fra le fila dei democratici: “Pelosi, Nadler, Schiff e ovviamente Maxine Watres. Potete crederci?”.
Ma le parole di Nancy Pelosi sono pesanti come macigni: “Le azioni del presidente hanno violato la costituzione. Nessuno è al di sopra della legge”. Ora però si apre una partita difficilissima anche peri democratici, i cui esiti sono quanto mai incerti. I ben informati sostengono che il tycoon in privato sia convinto che la scelta dell’inchiesta sull’impeachment potrebbe invece avvantaggiarlo, portando la campagna elettorale su di un terreno a lui più congeniale, danneggiando alla fine solo i democratici. I timori di sempre della riluttante Nancy Pelosi.
La prima carta che giocherà Trump sarà quindi quella di rendere pubblica la trascrizione del colloquio con Zelenski, per dimostrare che tra le mura dello Studio Ovale non si è consumato alcun tradimento
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