Marianna di Cagliari, operatrice di call center: “Guadagno 800 euro al mese e faccio un lavoro stressante” Casteddu On line

La prima telefonata fatta a un cliente che aveva necessita di assistenza su una finanziaria, Marianna Perra, l’ha fatta “cinque anni fa”. Trentasei anni, di Cagliari, c’è anche lei tra le migliaia di sardi che lavorano nel call center e che chiedono maggiori tutele lavorative, tra delocalizzazione e paghe più alte. “Ho un contratto a tempo indeterminato ma vado in scadenza ogni volta che termina una commessa. Negli ultimi cinque anni ne ho cambiate cinque, c’è incertezza perchè, ad ogni nuova gara d’appalto, non sai mai dove puoi andare a finire”. Di sicuro, almeno stando a quanto racconta la Perra – che è delegata sindacale della Cgil – non in una casa nuova: “Guadagno 750-800 euro al mese, vivo con i miei genitori”. Impossibile sperare di ottenere “un mutuo” o di andare in affitto, “sono almeno quattrocento euro di base. Vivere è difficoltoso”, spiega. E, nel 2019, lavorare in un call center può voler dire, anche, dove fare straordinari “venendo pagati su base ordinaria. Un’ora in più sono otto euro lordi e non dieci”. Lei, comunque, cerca sempre di essere professionale e disponibile al massimo con i clienti: “Vorrei più flessibilità da parte dell’azienda, soprattutto per chi ha una famiglia o problemi a casa. Io lavoro dalle 8:30” inclusi “sabato e domenica, ruotiamo tra colleghi”.
E poi, passare molte ore con un paio di cuffie in testa collegate a un microfono, dovendo seguire anche decine di clienti, “è un lavoro stressante. L’azienda cerca di portarti al limite, facendoti prendere sempre più chiamate così guadagna di più, ma noi siamo sempre pagati a ora. Lo stress è molto alto, è un lavoro continuativo e ripetitivo, non è semplice”. Per cercare di riacquistare un po’ di serenità, la trentaseienne fa “palestra e esco. Cerco di avere sempre autocontrollo e molta pazienza”.

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